Corriere dello Sport (R. Maida) – Per una volta spettatrice, e non parte in causa di una querelle, la Roma non ha alcuna voglia di commentare le parole di Totti, né di rimarcare l’importanza di Dybala. E’ però semplice decodificare l’umore del club, da Friedkin in giù, quando viene tirato in ballo il giocatore più forte della squadra.
Basti pensare a quello che disse Daniele De Rossi poche partite dopo il suo insediamento, quando il feeling tecnico con Paulo non era ancora sbocciato: “Voglio che lui ciò che per la mia Roma era Totti. Sono gli altri a doversi adeguare a Paulo”. Una frase che guarda caso fece scoccare la scintilla: da quando c’è De Rossi, Dybala ha segnato 8 gol compresa la prima tripletta (con tanto di abbraccio all’allenatore) nella Roma. Ed è curioso che adesso sia proprio Totti a esprimere un pensiero così sorprendente su un campione che Mourinho considerava “la luce” del gruppo.
La Roma pensa solo a goderselo il più possibile. Nel presente e magari nel futuro. Tutto quello che poteva apparire scontato, cioè una separazione automatica in seguito all’esonero del mentore José, è tornato in discussione e dipenderà da molteplici fattori: è vero che Dybala può liberarsi entro la fine di luglio per 12 milioni, come scritto nella clausola rescissoria del suo contratto fino al 2025, ma è anche vero che il suo stipendio da 6 milioni più bonus facili non può essere recepito da tanti club.
In Italia potrebbero solo Inter e Milan, all’estero il Bayern, poche squadre spagnole e qualche ambizioso presidente della Premier League. Ma Dybala, che a Roma sta benissimo e di recente ha ribadito la felicità di essersi riscoperto in una “città magica”, per il momento non ha ricevuto offerte tali da fargli immaginare un addio. In Arabia Saudita, se volesse, troverebbe tutti gli ingaggi che desidera. Però a 30 anni non ritiene sia ancora tempo di defilarsi dal calcio d’élite.