La Repubblica (M. Juric) – Più allenatori che punti in classifica. Un paradosso romanista che questa sera andrà in scena a Cagliari dove José Mourinho si gioca il futuro sulla panchina giallorossa. Lo Special One da giorni è sotto esame.

La partenza a rilento della Roma ha deluso e non poco i Friedkin che pur di salvare la stagione, e l’agognato posto in Champions League, potrebbero arrivare all’esonero al prossimo passo falso. E con questa pressione siederà in panchina il portoghese. Da una parte sostenuto da un imperituro consenso di tanti tifosi della Roma, dall’altra “osservato” da cinque allenatori pronti a prendere il suo posto alla prima sconfitta.

Una condizione ormai chiara a molti all’interno di Trigoria, nonostante le smentite di facciata delle ultime ore. La sconfitta di Genova ha fatto vacillare la proprietà americana, pronta a cacciare lo Special One già due settimane fa. Un cambio di guida tecnica in pieno stile Friedkin (Fonseca fu sostituito dopo i 6 gol di Manchester), frenato, almeno per adesso, da Tiago Pinto che nelle ore successive la sconfitta di Marassi aveva preso tempo con la proprietà.

“Aspettiamo la sosta e vediamo”, il senso del discorso del general manager portoghese. Cambiare per cambiare non è sembrata la strategia migliore per salvare la stagione, nonostante ci siano stati e continuino ad esserci contatti con diversi allenatori. Le nove mensilità rimanenti e la penale inserita nel contratto dello Special One non sono un problema. Semmai lo è il panorama attuale degli allenatori disponibili.

Dopo Genova Tiago Pinto ha sondato il terreno con Igor Tudor, ex allenatore dell’Olympique Marsiglia, club americano molto vicino alla proprietà giallorossa. E con Christophe Galtier, ex Psg e Nizza, attualmente vicinissimo alla panchina dell’Al-Duhail. Da Trigoria una telefonata è partita anche direzione Argentina. Destinatario Marcelo Gallardo, vecchio pallino di Tiago Pinto.

Anche i Friedkin sarebbero scesi in campo, contattando l’ex ct tedesco Flick. Sondaggi rimasti tali, almeno per adesso. Perché questo senso di “seconda scelta” ha bloccato i Friedkin dal cambio. Impegnarsi a stagione in corso con un altro allenatore che non abbia il pedigree titolato richiesto dagli head hunter romanisti, è sembrato troppo rischioso. Almeno dopo Genova. Dopo questa sera chissà, con una sosta per pensare ed eventualmente decidere. Magari rincorrendo la suggestione chiamata Antonio Conte.