Il Messaggero (S. Carina) – La Roma è ferma a Budapest. Nella testa di Mourinho che non perde occasione per ricordarlo e che anche dopo un ko deprimente come quello contro il Genoa.
Nella squadra che appare svuotata, senza un’anima, smarrita, priva di quella identità e solidità che in questi due anni l’ha sempre contraddistinta. Nel modo di giocare che ha cambiato interpreti ma continua a far finta di nulla come se Paredes possa essere il clone di Matic.
I problemi sono tanti e i 5 punti in 6 gare, paradossalmente, li fotografano soltanto parzialmente. La Roma ad esempio continua a perdere calciatori per noie muscolari: ultimo della serie Llorente (rischia uno stop di due settimane). Sono 11 dall’inizio del campionato ma per Mou «gli infortuni li hanno tutti». Vero, non però con questa frequenza e non tutti o quasi per problematiche al flessore.
In un momento del genere, bisogna ripartire dalle certezze. La prima è Lukaku. Anche a Genova, un pallone calciato in porta e un gol. Annullato per fuorigioco ma che ha confermato quanto il belga possa essere decisivo e letale per gli avversari. Soprattutto se ritroverà vicino il miglior Dybala. Paulo dopo la doppietta all’Empoli si è perso. Poi servirà coraggio e chiarezza per ripartire con un progetto diverso, più vicino alle idee di chi gestisce il club e ai paletti finanziari che caratterizzeranno il mercato giallorosso sino al 2027. Ma questo è un altro discorso.