Leggo – I fischi a Lukaku e il rimpianto per un pareggio d’oro che sembrava a un passo. Non è bastato il fortino di Mourinho a San Siro. La Roma, orfana di 5 titolari e con due giorni di riposo in meno, cade contro l’Inter a 10′ dalla fine dopo una prova di grande sacrificio in cui ha subito tanto ed è andata vicina al clamoroso vantaggio con Cristante.
Partiamo dall’accoglienza per il grande ex che a dire il vero si è esaurita (e meno male) con qualche coro e bordate di fischi per nulla speciali. Così come speciale non è stata la prova di Lukaku, mal assistito e con pochissime palle a disposizione. La Roma, infatti, ha deciso di tirare su la coperta e provare a limitare i danni contro la squadra che per Mourinho (in tribuna perché squalificato) dovrebbe vincere lo scudetto con 20 punti di vantaggio.
L’assedio interista nel primo tempo ha portato alla traversa di Calhanoglu e alla parata di Rui Patricio su Thuram. Per il resto tanti sospiri e nemmeno un tiro verso Sommer. Nella ripresa la Roma ha trovato maggiore coraggio andando vicina al gol con Cristante fermato proprio da una paratona dello svizzero. Ma al terzo cross di Dimarco è arrivata l’infilata di Thuram che vale il primo posto in classifica e la gioia finale a San Siro.
Così anche il rancore (eccessivo) per Lukaku sfuma. “Lo avrei salutato. Lo rivolevo qui ma nel calcio e nella vita le strade che si prendono possono essere diverse”, ha stemperato Inzaghi. La Roma ferma a 5 la striscia di vittorie e pensa ora al Lecce quando Mou conta di riavere almeno Dybala. “I ragazzi hanno fatto uno sforzo grande, il gol era evitabile e per questo mi dispiace ancora di più. Mi dispiace anche che non ci sia rispetto per i miei giocatori. L’atteggiamento dell’arbitro Maresca con Mancini e Ndicka dimostra tutto, le ammonizioni sembravano scelte”, le parole di Josè. E poi stona la scelta di far giocare i giallorossi di domenica e non lunedì come Atalanta e Fiorentina.