La Gazzetta dello Sport (C.Zucchelli) – La forza di 70 presenze complessive in Champions da mettere in campo. La serenità dell’esperienza, ma anche la fantasia e la capacità di sbloccare la partita su calcio piazzato. Dopo averli fatti riposare ad Udine – chi del tutto e chi in parte –, Di Francesco mercoledì in Ucraina li schiererà dal primo minuto perché la Roma ha bisogno di certezze. E anche se non sono in un momento di forma eccezionale, tra stanchezza e infortuni smaltiti da poco, Kolarov, Strootman e Perotti sono i punti fermi della squadra e a loro, per raggiungere quei quarti che a Trigoria mancano da dieci anni, la squadra si affiderà. In campo e nello spogliatoio, proprio per le 70 presenze che hanno insieme nella coppa più importante, visto che Kolarov è a quota 44, Perotti a 17 e Strootman a 9.
IN DIFESA – Il serbo riprenderà il suo posto sulla fascia sinistra, lui che ne è l’unico padrone da inizio stagione. Ieri, per la prima volta, Jonathan Silva si è allenato con i compagni, sarà convocato per il Milan, ma mercoledì non può giocare in Champions. Anche se avesse potuto, però, non avrebbe avuto possibilità di partire dall’inizio, perché per Di Francesco Kolarov è imprescindibile. Anche quando è stanco, come in questo momento. La speranza del tecnico è che il riposo alla Dacia Arena gli abbia fatto bene e a vedere il sorriso con cui ha posato insieme ad alcuni tifosi che sabato sera lo aspettavano all’aeroporto di Fiumicino sembrerebbe di sì. A
CENTROCAMPO – Con lui, nelle immagine pubblicate proprio dai tifosi su Instagram, un altrettanto sorridente Nainggolan. Il belga agirà da trequartista, alle sue spalle, con De Rossi, non Pellegrini ma Strootman. L’olandese aUdine è sceso in campo per il quarto d’ora finale, ieri dopo l’allenamento è corso a casa: divano, merenda a base di frutta, riposo fisico e mentale in vista della partita di mercoledì. Nonostante abbia 28 anni, in Champions ha giocato appena 9 partite, in Ucraina farà cifra tonda e magari sarà pure l’occasione per dar seguito a quanto detto da Di Francesco e Monchi: «Meno chiacchiere, più fatti». La sua intervista a Sky ha fatto discutere, a Trigoria è piaciuta poco, la stragrande maggioranza dei tifosi, invece, ne ha apprezzato la sincerità, ma adesso è arrivato il momento che sia solo il campo a parlare. Anche per lui, che dopo De Rossi e Florenzi è quello che è alla Roma da più tempo.
IN ATTACCO – Se Strootman è arrivato nel 2013, Diego Perotti lo ha raggiunto tre anni più tardi, ma ormai è anche lui un punto fermo della squadra. Soprattutto questa Champions porta – eccome – la sua firma: è lui che ha segnato il gol con il Genoa che la scorsa stagione ha regalato alla Roma il secondo posto, è lui che con la rete contro il Qarabag ha consentito il passaggio del turno da primi in classifica. Due gol su azione, per uno che in passato aveva segnato soprattutto su rigore, due centri preziosissimi. In tutti i sensi. Nelle ultime settimane ha giocato poco, tra scelte tecniche e infortuni muscolari (una sola da titolare nell’ultimo mese), e proprio la sua freschezza atletica potrà essere una delle chiavi con lo Shakhtar. Se ci sarà un rigore, nonostante gli errori di questa stagione, lo tirerà lui, perché è di lui che si fidano tutti. E l’uomo di Coppa farà di tutto per non deluderli.