La Gazzetta dello Sport (P. Archetti) – José Mourinho aveva molto materiale per un’altra sfuriata stile San Siro, stava pensando forse alle parole dure per cercare di raddrizzare la sua squadra vicinissima al burrone della dodicesima sconfitta stagionale, quando Cristante al 94’ ha evitato ai suoi compagni l’incubo di una nuova settimana di passione, di rivoluzioni da annunciare.
Il finale è una botta d’adrenalina, comprese scaramucce in campo a giochi chiusi, ma le conseguenze vanno viste con più freddezza. La prima lettura indica anche la fragilità emotiva e tecnica delle due squadre. Il Sassuolo, sia pure in dieci, con tutti in area non riesce a difendere su un calcio d’angolo: sembra un classico. Ma più che altro non sa mantenersi lucido per imperversare negli affanni altrui.
La Roma si consola con l’unità del gruppo, il recupero in extremis, ma altri motivi di festa non ci sono. Battuta su troppi duelli fondamentali, arrancante per lunghi tratti in alcune zone del campo, soprattutto sulla fascia destra dove fa entrare Traore, che si merita un gol e mezzo.
La squadra di Mourinho poi è preoccupante in alcuni uomini chiave. Rui Patricio butta in porta l’1-1, anche se viene dato autogol a Smalling. In avanti soltanto Abraham si salva, mentre Felix e Pellegrini, per motivi diversi, non lasciano segni. Mourinho non cambia il 3-4-1-2, ma il trequartista è Pellegrini che va anche a infastidire Lopez, mentre Mkhitaryan è dietro accoppiato a Oliveira: la loro tecnica non da mediani aiuta a smistare palloni più puliti, però solo l’armeno è più continuo.