Quando tutto è accaduto, a Boston era notte. Pallotta ha saputo dopo, avvertito da una telefonata da Trigoria. L’ennesimo problema, un altro intoppo. Un colpo allo stadio della Roma dopo quello dello scorso giugno: la società si è sentita parte lesa all’epoca e si sente così anche questa volta. «Lo stadio è un diritto acquisito. La Roma non c’entra niente, spero non si allunghino i tempi», ha dichiarato Mauro Baldissoni, vice presidente giallorosso. Come minimo si va verso un altro rallentamento. Pallotta in passato ha sempre mostrato un certo pessimismo davanti alle difficoltà: «Il nuovo stadio dovrebbe essere pronto nel 2020 e se non sarà così ci sarà un nuovo proprietario perché io non sarò più da queste parti e tornerò a casa». Una minaccia, buona per ogni stop, buona per svegliare le istituzioni. Come riporta Il Messaggero, qui non si tratta di capire se la Roma sia coinvolta o meno nelle indagini, a Trigoria sono tutti concentrati su cosa succederà ora. Il futuro resta in bilico, ma c’è meno preoccupazione. Almeno in apparenza. «Non sono né arrabbiato né preoccupato. La Roma non c’entra niente in questa storia, spero solo che non si allunghino i tempi per la realizzazione dello stadio», le parole di Pallotta nella giornata di ieri. Ha temuto che si bloccasse tutto lo scorso giugno, con l’arresto di Parnasi. Passata quella tempesta, è ripartito dalla vecchia strada. Il problema è capire cosa succederà in Campidoglio, questo è il vero nodo.