Corriere dello Sport (R.Maida) – Analisi logica di un problema. La Roma si è persa, smarrita dentro ai propri limiti ma anche dentro a un nervosismo inspiegabile. Lo sfacelo di Torino, che ha provocato lo sfogo sulle «menti malate» di Spalletti, ha certificato la crisi che una comoda vittoria infrasettimanale contro il Crotone poteva nascondere solo temporaneamente. La squadra un punto in meno dello scorso anno, quando i dubbi di Pallotta su Garcia avevano cominciato ad affiorare (anzi il presidente era già tentato di cambiare allenatore). Ma soprattutto non cominciava così male dai primi due campionati dell’epoca americana, quelli di Luis Enrique e Zeman, conclusi poi senza qualificazione alle coppe europee: Spalletti ha 10 punti, due in più dei colleghi velocemente ripudiati dalla piazza, ma riparte anche da un gruppo che aveva conquistato (con tanti meriti dell’allenatore) il terzo posto e quindi l’accesso al playoff di Champions League.
ROSSO – Solo che poi il Porto, a causa di una dissennata gestione della doppia sfida agostana, ha punito la Roma scalciandola nel purgatorio europeo, contribuendo al peggioramento della media-risultati di Spalletti. Torniamo al paragone con Garcia, che è stato esonerato dopo un pareggio contro il Milan: nelle prime 30 partite di guida alla Roma, tra campionato e coppa, Garcia aveva ottenuto 20 vittorie, 7 pareggi e 3 sconfitte, con una media punti di 2,23. Spalletti nello stesso arco di tempo ha fatto peggio: 17 vittorie, 7 pareggi e 6 sconfitte, con una media-punti di 1,93 che ovviamente è stata imbrattata in questo inizio di stagione composto di 3 vittorie, 3 pareggi e 3 sconfitte tra campionato e coppe.
I NUMERI – Il lato positivo è che tutto, Champions League a parte, rimane in gioco: in Europa League la Roma è ancora pienamente in corsa nel girone (giovedì all’Olimpico arriva l’Astra Giurgiu) e in campionato il terzo posto, obiettivo minimo stagionale, è distante un solo punto, dove oggi si è sistemata la prossima avversaria, cioè l’Inter di Frank de Boer. Ma serve un’inversione di tendenza immediata, perché i segnali sono scoraggianti: su cinque partite in trasferta, la Roma non ha ancora vinto (da qui le parole amare di Szczesny: «Come fai a competere per il titolo se vinci solo in casa?». Non perdeva in uno stadio del Torino da 26 anni e in assoluto non rimaneva a zero in due partite consecutive in trasferta da due anni e mezzo (maggio 2014). La squadra poi guida tutte le classifiche della Serie A per quanto riguarda il possesso palla (tiri verso la porta, tiri in porta, assist tentati, assist vincenti, rigori, gol segnati) ma si dispera con la nona difesa del campionato con 8 gol concessi.
INTOCCABILI – Restando ai numeri, che certificano le difficoltà dell’organico tra infortuni e giocatori meno considerati, Spalletti ha applicato rotazioni limitate: in campionato Szczesny, Bruno Peres, Strootman, Manolas e Salah hanno giocato sempre (i primi due addirittura dall’inizio alla fine in tutte le partite) mentre il giovane Gerson, pagato 16,6 milioni, è ancora senza minuti in Serie A e Vermaelen, il principale rinforzo per la difesa, è sparito dopo la seconda giornata a causa della pubalgia.
INDOLE – Spalletti ha parlato prima di mancanza di carattere e poi, quasi contraddicendosi, di presunzione: di sicuro qualcosa non torna se nonostante 5 rigori concessi in campionato – tutti segnati – la Roma si sia fatta rimontare tre volte (Porto, Cagliari, Viktoria Plzen) e in tre casi su quattro non abbia saputo sovvertire né riequilibrare una situazione di svantaggio (Porto, Fiorentina, Torino).