La Stampa (G.Buccheri) – Sei vittorie senza soluzione di continuità in questa fase della stagione possono avere l’effetto di sparigliare gerarchie che sembravano immodificabili. La Roma corre (è terza, almeno fino a domani sera), lo fa con la forza del gioco, ma soprattutto con le gambe che girano un po’ per tutti i ragazzi di Luciano Spalletti: a Empoli è arrivato il sesto successo di fila dopo quelli con Frosinone, Sassuolo, Samp, Carpi e Palermo, il diciannovesimo punto su 24 in palio dopo l’inizio della nuova era.
El Shaarawy (2) e Pjanic – Da Garcia a Spalletti, il cambio di passo è invidiabile. E, adesso, gli ultimi tre mesi di campionato potrebbero raccontare di una Roma protagonista perché quello giallorosso dà la sensazione di essere un gruppo più a regime, ad esempio, dello stesso Napoli o della Fiorentina. Spalletti ha l’imbarazzo delle scelte, condizione che può fare la differenza: con l’Empoli, Manolas e Dzeko sono entrati solo nel finale per colpa della febbre e Florenzi è rimasto in panchina perché debilitato, ma in campo è andata comunque una formazione dalla qualità altissima e il prodotto non ne ha risentito. Tradotto: il tecnico può decidere i titolari in una rosa di 14-15 elementi, tutti sullo stesso piano, di condizione e tecnica. Cosa che potrebbe fare invidia a Sarri o Paulo Sousa.
Rosa più larga delle rivali – Sotto la pioggia del Castellani il duello è stato vinto da Pjanic e soci perché più aggressivi, più abili nel tocco di palla, più veloci nelle idee: l’Empoli non ha avuto il tempo di pensare o reagire. Vantaggio lampo: El Shaarawy prende la mira e mette il pallone sotto la traversa da fuori area. Il pareggio dei toscani è un regalo: Szczesny rinvia con i pugni sul volto di Zukanovic e autogol. Tocca a Pjanic (saetta dopo una sua punizione ribattuta dalla barriera) riportare avanti i giallorossi e ancora a El Shaarawy chiudere i conti (quarta rete in cinque gare). «Questa – dice Spalletti – è una grande vittoria. Qui non ci sono riserve». Ultimo flash su Totti: il capitano si è scaldato per 40 minuti senza entrare perché, per l’ultimo cambio, il tecnico ha scelto Dzeko in quanto, ha spiegato, «c’era bisogno di far salire la squadra. Mi dispiace per Francesco…». All’ex Pupone non è rimasto che scherzare in panchina dopo la settimana dello sfogo urbi et orbi: bersaglio il posto del team manager, bagnato da Totti con la bottiglietta.