La Roma è un’altra cosa: il Sassuolo si arrende a Salah ed El Shaarawy

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La Repubblica (E.Sisti) – Nella nuova Roma di Perotti segnano i due faraoni. Ma sullo 0-1 a tre minuti dalla fine il “romanista” Pellegrini, costringendo Nainggolan a un fallo da rigore, avrebbe potuto rispedire la Roma di Spalletti nell’incubo della Roma di Garcia. Invece Berardi, l’irriconoscibile Berardi, calcia fuori dallo stadio il rigore dell’1-1. Poi Perotti e El Shaarawy confezionano il raddoppio a tempo scaduto.

E la Roma respira, ringrazia e incamera con merito per quel magnifico primo tempo giocato quasi sorridendo. E’ lì, in quella spicciolata di intensi minuti, che la squadra di Spalletti ha dato la sensazione di cominciare a capirsi e nel farlo si è rivelata: né nueve né falso nueve, il suo “daimon”, il suo destino, è forse di giocare senza centravanti. Non c’è niente di più indefinibile, per una difesa privata dei riferimenti tradizionali, di un ragazzo appena arrivato (Perotti) che si esibisce come gli “universali” di Ferguson, giocando a tutto campo.

Spalletti voleva gambe e voglia, le ha avute. Aveva anche chiesto ai suoi di lavorare più che di divertirsi: hanno fatto entrambe le cose. Non chiamatelo guarigione, questo 0-2 della Roma al Sassuolo. E’ ancora troppo presto per mettere il medico fuori dalla porta. Però la strada per la guarigione inizia con partite come quest. Punto nevralgico e svolta della giornata è stato Perotti. Doveva essere un esperimento e invece si è rivelato un’esperienza, anche visiva. Con lui la Roma è tornata per almeno un tempo corta e cattiva come quella del derby e di Firenze.

Spalletti ha riproposto la difesa a quattro (4-3-3). Lo vedi lì, Luciano, a rimuginare moduli, accartocciare fogli, scarabocchiare. Sognava la scossa di un giocatore importante. Ne ha avute due in un colpo solo: verticalizzazione di Pjanic e prepotente sinistro a giro di Salah (11’ pt). Misteriosamente la difesa del Sassuolo sembrava un gruppo di spettatori che aveva pagato il biglietto e pertanto voleva godersi lo spettacolo. Anche visivamente è un’altra Roma quella delle facce nuove, di El Shaarawy che segna sempre. Sale compatta sistemandosi con un 2-4-4, sintomo di entusiasmo generato di fresco. Si rivedono i pressing a tre, le densità mirate, cose normali per una grande squadra, ma alla Roma non si vedevano da Strootman. E arrivano anche i contropiedi veri. Il Sassuolo è la controfigura di sé. Perotti continua a ballare fra le linee nemiche, è forse il debuttante che ha toccato più palloni nella storia della Roma. Si fa male De Rossi al polpaccio (entra Gyömber), forse una ricaduta, sarebbe la seconda in cinque giorni dopo Torosidis. Ha ragione Spalletti: “E i medici sono da Roma?”.

Il secondo tempo è il test del “sine qua non” , bisogna conservare i tre punti. Il Sassuolo dovrebbe puntare su Berardi che non soffre Gyömber ma non ne approfitta, e sull’appena entrato Falcinelli. La Roma abbassa Keita sulla linea difensori. Le energie cominciano a mancare mentre Di Francesco spronta i suoi, Peluso cresce, Berardi colpisce di testa da pochi metri. In prevedibile affanno fisico la Roma ha smesso completamente di pressare il Sassuolo diventato super- aggressivo. Il test è qui. Con la lingua penzoloni, con Berardi scellerato, con Perotti che crea lo 0-2 per El Shaarawy, la Roma lo supera. Ottimi segnali.

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