Il Messaggero (S. Carina) – Gli è bastato poco. Un paio di giorni e si è ripreso tutto. La fiducia del gruppo, la stima e l’appoggio della società, le prime pagine dei giornali. Non l’affetto dei tifosi. Quello ce l’ha sempre avuto, in modo incondizionato, al di là di qualche voce isolata sui social. Perché Mourinho a Trigoria è come Luigi XIV: la Roma c’est lui. Il Re Sole giallorosso fa e disfa, è sempre un passo avanti. A tutti.
A chi prova a contestargli come gioca la squadra, spiattella un quarto posto dopo 6 vittorie nelle ultime 8 partite. Ad altri che gli rimproverano il presumibile secondo posto nel girone di Europa League, tira fuori il commento di un allenatore suo amico: “Sapete chi si dovrà preoccupare? Il club retrocesso dalla Champions che dovrà giocare contro di noi”. E se l’Aia insorge per le parole preventive dette sabato contro l’arbitro Marcenaro, a fine partita si presenta rispondendo alle domande in portoghese “porque o meu italiano naõ è polido”. Tradotto: perché il mio italiano non è forbito.
Lui, che appena sbarcò a Milano, se ne uscì con “non sono un pirla“. Sempre lui che il giorno della presentazione in giallorosso alla Terrazza Caffarelli, citò a memoria Marco Aurelio: “Nulla viene dal nulla, come nulla ritorna nel nulla”. Il bello viene ora.
Perché Mou è scomodo e di conseguenza lo è anche la Roma. Una squadra, suo malgrado, senza banditi. Anzi uno ce n’è: lui.