Corriere della Sera (L. Valdiserri) – Chiedersi se conta di più il talento individuale o gli schemi di una squadra equivale alla domanda se sia nato prima l’uovo o la gallina. Chi ha avuto la fortuna di vedere gli allenamenti di Arrigo Sacchi sa che un giocatore forte inserito in un calcio “associativo” diventa ancora più forte. La vittoria della Roma contro il Torino – la quinta in sei partite di campionato con Daniele De Rossi in panchina passerà alla storia per la prima tripletta di Paulo Dybala in giallorosso.
Giusto così, ma all’analisi manca qualcosa. Paradossalmente sono i 4 minuti – più 4 di recupero – concessi dall’allenatore a Renato Sanches. Il portoghese è entrato male e si è preso anche una sgridata da Cristante, però la sua presenza è stata simbolica: con il portoghese, infatti, De Rossi ha utilizzato tutti e 25 i giocatori della rosa a sua disposizione. Manca solo Tammy Abraham.
Due soli giocatori sono stati presenti in tutte le 8 partite: Lukaku (641 minuti) e Pellegrini (596). Il calciatore impiegato per più minuti, senza sorprese, è stato Gianluca Mancini (660 minuti) che ha saltato una gara per squalifica. Molto significativo l’apporto di Dybala, a volte fatto passare per malato immaginario: la Joya ha giocato 562 minuti in 7 presenze ma, soprattutto, ne ha disputati 191 in quattro giorni tra Feyenoord (ritorno) e Torino.