Il Tempo (T. Carmellini) – La Roma a San Siro sfiora il colpaccio: ossia portar via un punto pesante (unica cosa che poteva provare a fare) contro la capolista. Tiene per ottanta minuti resistendo a tutto, a denti stretti, sfiora il gol della beffa nell’unica occasione della serata con Cristante, ma poi si deve piegare al gol di Thuram che fa esplodere il Meazza. Oggettivamente con il materiale che aveva a disposizione a Mourinho più di questo non si
poteva chiedere: ha alzato le barricate cercando di interrompere il più possibile la trama dell’Inter.

Perché quando giochi contro una squadra costruita per vincere lo scudetto non puoi fare a meno di Dybala, Pellegrini, Smalling, Spinazzola e Renato Sanches: è troppa roba. Con Kristensen e NDicka titolari è già un miracolo che non sia finita in goleada. Senza considerare i due giorni di riposo in più dei nerazzurri dopo le fatiche di Coppa. Peccato perché i giallorossi venivano da un momento molto positivo, cinque vittorie tra campionato e coppa (dove viaggia in testa al girone a punteggio pieno) e buoni segnali di risveglio pur con tante assenze e calciatori costretti a giocare fuori ruolo.

Big Rom è stato accolto da bordate di fischi e ogni qual volta la palla si avvicinava dalle sue parti giù a contestare: per tutta la gara grazie alla grande costanza di San Siro. La protesta avrebbe potuto sortire qualche effetto se Lukaku fosse riuscito a toccare almeno un pallone decente… invece non gliele è arrivato nemmeno uno. Restano gli otto gol fatti finora con la maglia della Roma: 12 stagionali compresa la nazionale. E qui zero fischi. Ora qualche giorno di riposo prima del Lecce che farà da prologo al derby contro la Lazio: due partite che non si possono sbagliare e dopo le quali si capirà qualcosa in più della stagione giallorossa. Di mezzo il ritorno con lo Slavia, ma quella è un’altra storia.