Repubblica.it (F.Bianchi) – Ci aveva provato, con tenacia e a lungo, Giancarlo Abete. Niente da fare. Ci sta provando anche il successore, Carlo Tavecchio. Niente da fare. La riforma dei campionati, quantomai indispensabile, non si fa. Almeno per ora. Vero, come sosteneva lo stesso Abete, che non avrebbe risolto tutti i mali del nostro calcio. Ma, soprattutto in tempi di crisi come questi, avrebbe di sicuro reso le cose più semplici, e consentito ai campionati un appeal migliore. Ma tutto si è fermato a Milano: il nodo è, come al solito, la Lega di serie A. Si è perso quasi un anno, soltanto la B ha cercato di portare avanti la riforma, con la convinzione che si debba scendere da 22 club ad almeno 20 (l’ideale, credo, sarebbe 18). La serie A ha altri interessi, forse soltanto più avanti potrebbe esaminare la pratica che riguarda la riforma dei campionati. Ora è (quasi) inutile chiedere ai club se vogliono iniziare una cura dimagrante, scendendo da 20 a 18 nel giro di una paio d’anni. Ma se non si trova un accordo fra tutte le Leghe allora sarà impossibile partire dalla stagione 2017-’18.
In serie A c’è spaccatura e, come al solito, si litiga sui soldi: in ballo il contratto tv, che da questa stagione porta in dote 150 milioni netti in più all’anno. Da parte i grossi club (Juve, Milan, Inter, Roma, Napoli, Lazio, Fiorentina). Dall’altra tutte gli altri tredici che cercano alleanze perché se arrivano a 15 allora comandano loro. I club piccoli, diciamo così, vogliono rivedere i criteri di distribuzione dei diritti: meno peso ai risultati storici e più a quelli dell’ultima classifica. Qualcuno vorrebbe addirittura portare dal 40 al 50 per cento la quota da dividere in parti uguali per tutti. Chiara l’opposizione delle grandi società. Inoltre si vorrebbe innalzare il “paracadute“, previsto per chi retrocede: ora prevede 30 milioni a stagione, qualcuno vorrebbe salire a 90. In questo caso anche i piccoli club potrebbero guardare con maggiore fiducia verso una possibile riforma del campionato. Le trattative sono appena iniziate: la Lega spera di chiudere entro fine anno. Ma non sarà affatto semplice. Per Tavecchio se non arrivasse alla “madre di tutte le riforme“, sarebbe una sconfitta. Ma è tutto il sistema-calcio che è ingessato, fatica a portare avanti certe riforme: il presidente Figc, su alcuni temi almeno, ha un margine di manovra ristretto. Basta chiedere ad Abete…