Corriere della Sera (G. De Carolis e C. Passerini) – I tifosi guardano e non capiscono. José Mourinho ci mette il carico: “Il calcio inventato tanti anni fa, il gioco del popolo e che il mondo ama, è cambiato. È un altro sport, il calcio di una volta non c’è più. Dobbiamo trovare un altro nome, si sta trasformando in un altro sport, non chiamiamolo più calcio, football o soccer come dicono in America”.
Nella tempesta arbitri e Var. Dei primi non si comprendono le decisioni, dell’altra l’utilizzo: come, quando, perché si attiva. Il fondo del problema è il regolamento, un tomo pesante e grosso come la Bibbia di Gutenberg, ingolfato di norme e codicilli “dai dottori che decidono le regole del calcio”, attacca Mourinho. Regole in continuo aggiornamento che aumentano la confusione. Imputati del giorno: l’arbitro Abisso di Roma-Genoa per il gol annullato a Zaniolo, con conseguente espulsione, e Guida, direttore di Inter-Milan, che ha sorvolato sul fallo di Giroud su Sanchez da cui è nato il pareggio rossonero. Per i vertici arbitrali i Var non hanno sbagliato.
Nel caso di Roma l’errore è semmai dell’arbitro Abisso, che doveva vedere dal campo il pestone di Abraham sul piede di Vasquez e poi ammonirlo come da regolamento, senza bisogno di aiuto della video assistenza. La Var è intervenuta per correggere un errore dell’arbitro, si tratta di un fallo oggettivo e codificato: piede su piede uguale fallo e cartellino giallo. Non si discute. Discorso diverso per l’episodio di Giroud su Sanchez: una situazione soggettiva, si valuta l’intensità. L’arbitro Guida è vicino e giudica l’entità del contatto, la decisione è sua, quindi non c’è un chiaro errore, il Var non interviene. Per i vertici arbitrali i casi sono entrambi corretti.
Per Graziano Cesari, ex arbitro, moviolista di Mediaset Sport, “il problema è un regolamento difficile da capire per chi guarda il calcio, in più è diventato eccessivo il controllo della Var, nata a suo tempo per dirimere tre-quattro casi (rigore, gol, espulsione diretta e scambio di persona)”.
Il regolamento lo conoscono gli arbitri e pochi addetti ai lavori, per la maggioranza è un codice cifrato. Una volta l’arbitro bravo era quello che si notava meno, oggi Var e direttori di gara sono protagonisti. “Ma sul campo continuano a essere muti e non va bene, devono spiegare“, sottolinea Cesari. “A Zaniolo viene annullato un gol al 90’, il giocatore avrà il diritto di chiedere all’arbitro: ‘Ma che c… hai fischiato?’. È il gergo di un ragazzo, magari non bello, ma alla domanda Abisso ha il dovere di rispondere. E invece sta lì muto, è inaccettabile. Che gli costava dire: ‘Non ho visto il fallo, mi ha corretto il Var’ Si sarebbe evitato un sacco di polemiche“.
Tiziano Pieri, ex arbitro e moviolista di Rai Sport, non giustifica Mourinho. “Sì, è vero il calcio è cambiato, se non lo sa è un problema grande. Oppure vuole solo spostare l’attenzione per una mancata vittoria? A furor di popolo abbiamo voluto la moviola in campo, ora la vogliamo togliere? Il calcio cambiato è figlio della Var, le polemiche ci sono sempre state. La strada per uscirne è la comunicazione. Gli arbitri devono dare spiegazioni non giustificazioni, ma non è facile parlare a chi non vuol capire o a chi non vuole studiare le regole. L’Aia ha fatto passi da gigante, ma gli arbitri devono aprirsi e parlare di più, può farlo Rocchi“. Prima è, meglio è..