La Gazzetta dello Sport (M. Cecchini) – La sfuriata di José Mourinho nello spogliatoio è di quelle che i giocatori non dimenticheranno. Galleggiano spesso parole come “poca professionalità”, subito prima che intimi a tutti il silenzio stampa. A bordo campo, l’ignaro Belotti aveva appena accettato l’invito di mormorare un paio di frasi di circostanza (“siamo mancati sotto tutti i punti di vista, perdevamo tutti i contrasti, adesso concentriamoci per il derby”), ma è la furia dello Special One che tracima a fine partita.
“In generale non parlo alla squadra a caldo, ma stavolta – da squalificato – avevo meno adrenalina, anche se quello che ho detto loro rimane fra noi. In ogni caso non parla nessuno per mia decisione. Lo Slavia ha meritato di vincere al 100% perché noi abbiamo sbagliato tutto. Avevo pensato di mettere Zalewski (febbre, ndr ) e spostare El Shaarawy in attacco, però non è una scusa. Non è possibile che qualche giocatore pensi al derby più di me. Non è possibile vivere la città di Roma più di me, anche se sei nato a Trigoria. La mia professionalità è di una dimensione tale per cui è impossibile che una persona locale viva il club più di me. È possibile invece che qualcuno dei giocatori non abbia lo stesso livello di professionalità che ho io, perché era questa la partita più importante. Abbiamo perso tutti i duelli, sembrava che i difensori fossero gli attaccanti dello Slavia, non è possibile e sono dispiaciuto. Dal punto di vista individuale, pochissimi hanno avuto l’atteggiamento giusto e corretto di professionalità come mi piace, tanti non hanno avuto un atteggiamento corretto per una partita seria, con obiettivi concreti. Solo Bove non meritava di perdere, ma se solo un ragazzino di vent’anni ha l’atteggiamento giusto, non puoi farcela. Se anche vincessimo il derby, non dimenticherei questa sconfitta perché l’abbiamo persa in modo orribile. Ma è colpa mia perché sono io l’allenatore”.