La Gazzetta dello Sport (F. Licari) – De Rossi non può scegliere. Gasperini ha un paio di alternative, una però complicatissima. Il discorso, insomma, non cambia molto. Atalanta-Roma è una finale, la prima vera finale per le italiane, in anticipo su quelle da torneo: Atalanta-Juve (Coppa Italia, il 15), Atalanta-Leverkusen (Europa League, il 22) e Fiorentina-Olympiacos (Conference, il 29). Il bellissimo controsenso è che vale quasi più di una coppa perché può qualificare alla Champions, oggi l’alfa e l’omega dei club. Salvo sorprese clamorose da Juve-Salernitana stasera, la situazione è abbastanza esplicita.
Gasp può entrare direttamente in Champions battendo il Leverkusen, senza pensare al campionato: in questo modo porterebbe con sé anche la sesta della Serie A (adesso la Roma). I nerazzurri hanno anche una partita da recuperare, il 2 giugno con la Fiorentina: il pari potrebbe non essere un dramma. Il destino di De Rossi, invece, è legato a doppia mandata a quello del collega, ma è sempre meglio far da sé: il quinto posto assicurerebbe l’Europa che conta senza intermediari.
Ma Atalanta-Roma è la più imprevedibile delle sfide. Gasp, dal basso di una rosa meno lussuosa, può contendere a Inzaghi il titolo di allenatore dell’anno. De Rossi lotta con Thiago Motta per la panchina rivelazione. L’Atalanta non pensa mai al risparmio: la concorrenza spingerà Pasalic, Hateboer e Miranchuk ad alzare il ritmo. La Roma dovrebbe tornare a quattro dietro e sarà col vestito delle occasioni migliori, escluso Dybala: al suo posto Baldanzi. DDR ha mostrato una buona varietà di atteggiamenti tattici, a tre e a quattro, offensivo e ripartente (vedi Milan), ma come Gasp non vuole dare mai il pallino ai rivali.