La Repubblica (F.Ferrazza) – L’esordio in campionato può far tremare le gambe anche a chi è seduto in panchina, rischiando di appesantire pensieri e timori. Non sembra esser questo il caso di Eusebio Di Francesco, stanco di passare per il novizio sprovveduto, che deve digerire passivamente l’ormai consolidato alone di scetticismo che avvolge la Roma. E così il tecnico, alla vigilia della prima di oggi alle 18 a Bergamo, contro l’Atalanta, ci tiene a ribadire la sua posizione. «Il nostro obiettivo è partire forte, cercando di fare un’ottima prestazione subito. Voglio da parte della squadra grande determinazione, dopo quanto fatto vedere in quei trenta minuti di Vigo, dei quali mi prendo tutte le colpe». Il tecnico giallorosso soffre l’etichetta di “integralista”, ma difende fino in fondo il suo 4-3-3. «Il lavoro e il campo daranno le risposte. Vengo descritto come integralista, ma sono che guarda, che legge e cerca di imparare. Però delle idee mie, non posso scimmiottare le idee di altri. Cerco di portare avanti il mio modo di vedere il calcio e sono stato scelto per questo».
Dal tecnico nessun accenno al mercato, con Mahrez che ha ieri giocato da titolare col Leicester e sembra davvero un obiettivo ormai lontanissimo. La trasferta di Bergamo è la prima ufficiale da dirigente per Francesco Totti. L’ex giocatore è partito ieri per Bergamo, arrivando per primo a Fiumicino, anticipando la squadra. Giacca scura e camicia bianca (senza cravatta), abbronzatissimo, Totti è stato da subito circondato da tutti i giocatori, punto di riferimento di chi con lui ha giocato fino a poco tempo fa. In particolare per De Rossi – non più Capitan Futuro – che ne raccoglie l’eredità, come è lo stesso Di Francesco ad ammettere. «Mi aspetto che Daniele sia il leader, l’emblema di questa squadra, con la sua romanità e il suo desiderio di mettersi a disposizione della squadra e del collettivo».
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