Pagine Romaniste (Alessio Nardo) – Grazie Roma. Ancora una volta. E pazienza se prima o poi ci sveglieremo dal sogno o se presto torneremo a dibattere come forsennati su strategie, mercato, trading, assenza ormai perdurante di trofei e quant’altro. Pazienza, già. Perché in fondo, bisogna sapersi godere i momenti e gli attimi speciali. Quei frammenti di magia che solo la Roma, quando vuole, sa donare alla sua gente.
Conosciamo la nostra amata. Sin troppo. Ci illude e ci delude, ci esalta e ci bastona, ci porta in paradiso e ci scaraventa brutalmente all’inferno. Giusto. Ma è la Roma, capace di riscoprirsi unita e compatta nelle serate più dure e complesse. E al triplice fischio di Undiano Mallenco, la sofferenza di 90 minuti si trasforma in estasi perché sì, ce l’abbiamo fatta, siamo tra le migliori otto d’Europa e anche se non è un trofeo per ora ci basta, ci rende felici, ci fa tornare tutti fratelli romanisti senza divisioni o spaccature. Con la sola voglia di godersi un momento di pace e gioia comune, tra vessilli sventolanti e ambiziosi progetti futuri riguardanti sorteggi più o meno favorevoli. “Sotto a chi tocca”, “Sto già a Kiev”, “Beccamo la Juve e la famo fori”. E’ il bello di essere Noi, con i nostri pregi e quei difetti che forse non ci faranno mai crescere. Tant’è. Che gusto c’è ad esser come gli altri, se poi gli altri non provano quello che proviamo noi quando la Roma ci regala simili soddisfazioni?
C’è una Curva in più rispetto al recente passato. Una Sud che, al netto di multe e ingiustizie varie, sta tornando a farsi sentire, dopo anni di “barriere” e vuoti desolanti. E c’è quella porta lì, che alle sue spalle ha un oceano di passione e sangue giallorosso, e nella quale stanno finendo, da mesi, palloni pesantissimi. Gol che fanno rima con sogni di gloria. Perotti il 28 maggio scorso ci diede la Champions, all’ultimo respiro. Lo stesso Diego, in tandem con Radja, il 18 novembre fece impazzire tutti noi nel derby. Perotti (ancora lui) il 5 dicembre firmò il guizzo che valse il primato, storico, nel girone di ferro con Chelsea e Atletico Madrid. Ed il bosniaco volante, all’anagrafe Edin Dzeko da Sarajevo, proprio ieri ha spedito tra le gambe del malcapitato Pyatov la palla che ha suggellato la nostra meritatissima presenza nell’elite del Continente. Confidiamo in altri bei regali. Magari sempre in quella porta, con dietro quella Curva. Perché no, ai quarti, chissà contro chi. Noi venerdì ci saremo. E sarà già tanto, troppo bello.