La piazza a caccia dei colpevoli: calciatori e club contestati. E c’è chi vuole licenziare José

Il Messaggero (G. L) – José Mourinho non mette più d’accordo la piazza. Se prima era l’accentratore, il “predicatore” da ascoltare e rispettare, ora è diventato l’uomo da congedare. Il derby perso in Coppa Italia ha innescato le proteste, la sconfitta a San Siro le ha rese indomabili e un insuccesso nelle prossime tre gare contro Verona, Salernitana e Cagliari potrebbe essere il punto di non ritorno.
Gli “antimourinhani” sembrano la maggioranza, almeno a leggere i social e ad ascoltare le radio. Un tecnico che ha stancato, che non piace più per come fa giocare la squadra. Un leader a cui la gente ha voltato le spalle perché ormai incapace di portare i risultati, come se fosse lui a scendere in campo. L’unico compito dello Special One è vincere, non sono ammesse deroghe. C’è chi è convinto che con un altro allenatore si sarebbe potuto fare meglio (la Roma è a cinque punti dal quarto posto e in corsa per l’Europa League) e chi aggiunge che l’esonero possa destabilizzare definitivamente la squadra.

L’hashtag #MourinhoOut sta spopolando su X in un momento chiave per il suo futuro. E chissà se le dichiarazioni d’amore verso il club pronunciate qualche settimana fa, adesso sarebbero accolte con la stessa gioia.
Se una fetta cospicua dei social è contro José, ce n’è una, più piccola e silenziosa, che punta il dito verso la squadra e il presidente. I calciatori sono colpevoli di sbagliare anche le cose più semplici, da una rimessa laterale a una marcatura. La proprietà, invece, è accusata di assenteismo. Il silenzio di Dan Friedkin ha stancato, la gente ha bisogno di capire da che parte va il progetto sportivo. Nei momenti più complicati c’è bisogno di spiegazioni che, però, nessuno nel club è in grado di dare.

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