Il Messaggero (L. Urbani) – Dopo ore di attesa e apprensione arriva il messaggio. Una “storia” pubblicata su Instagram in cui Francesco Leuzzi ringrazia tutti per la vicinanza. “Siete tanti e splendidi, ma al momento – scrive – non riesco a rispondervi”. E i suoi amici sono tutti lì, sotto l’ospedale sin dalle prime ore dopo l’aggressione, in ospedale. “Un ragazzo tranquillo” dice chi lo conosce. La madre giornalista, il padre medico. Un lavoro come sommelier e molti amici con cui andare allo stadio a tifare la Roma. Un tifo sano, genuino, lontano da scontri e vendette. Ma non è bastato a evitargli le botte e le ferite all’addome. Ora è ricoverato nel reparto di Chirurgia dell’Ospedale Santo Spirito. E con lui c’è sua madre, Alessandra Bortoloni, comprensibilmente stanca e provata da quanto successo.

Come sta suo figlio?
“Non è in pericolo di vita, ma non si può dire che sta bene. È costantemente monitorato e ha anche il drenaggio al polmone”.

Lei invece cosa pensa sia potuto succedere?
“Non ne ho idea. Quello che so per certo è che mio figlio è un normale ragazzo di 31 anni che vive da solo, ha un lavoro e va allo stadio per divertirsi con gli amici. Lui non c’entra nulla con il mondo ultras. Gli scontri tra tifosi sono cose inammissibili. Per me gli stadi andrebbero costruiti fuori città, sennò succedono cose come questa. Ragazzi aggrediti mentre sono a bere una birra con gli amici dopo aver visto la partita. È una follia”.