Corriere della Sera (P. Tomaselli) – I sette minuti (e 10 secondi) che potrebbero cambiare il campionato della Juventus, intanto fanno sprofondare la Roma di Mourinho in una zona buia e tempestosa, al termine di una rimonta incredibile da 3-1 a 3-4 con il gol decisivo del gregario bianconero De Sciglio.
L’impresa juventina è resa ancora più scenografica dal rigore del possibile 4-4 parato da Szczesny a capitan Pellegrini a nove minuti dal novantesimo, con la Juve in 10 per l’espulsione di De Ligt. Sono colpi, quelli subiti dalla Roma, che stenderebbero un gigante, figurarsi una squadra con la difesa d’argilla che colleziona sconfitte, già nove. Ma la stessa Juve, tremebonda e spaesata dopo i due gol subiti a inizio ripresa, dimostra che a volte basta anche poco per ritrovare qualcosa di se stessi, la cattiveria sotto porta, l’orgoglio della grande squadra e anche l’entusiasmo che sembrava perduto.
Perché alla clamorosa rimonta bianconera — e ai 4 gol arrivati con appena 5 tiri in porta — bisogna pur sempre fare la tara con i difetti giallorossi, a cominciare dalla fragilità emotiva della squadra, priva di Zaniolo fermato dal Covid. L’uscita di Felix riattiva come d’incanto Cuadrado, ma più in generale la sensazione è che la Roma, dopo il magnifico 3-1 su punizione di capitan Pellegrini arrivato 5’ dopo la deviazione decisiva di De Sciglio su tiro di Mkhitaryan, dia per finito l’avversario e quindi la partita.
Un errore incomprensibile e imperdonabile, che la Juve è brava a sfruttare, risalendo con lucidità e una condizione atletica in crescita, dopo un primo tempo nel quale il gran gol di Dybala (sinistro da fuori area) aveva compensato a fatica il colpo di testa iniziale di Abraham, il sostanziale controllo romanista e lo choc per la distorsione al ginocchio che costringe Chiesa a lasciare dopo mezzora e che adesso fa temere per il crociato.
L’ingresso di Morata e di Arthur dà ai bianconeri la qualità giusta, che sommata alla forza della disperazione, completa la trasformazione, con il 3-2 di testa di Locatelli, su cross di Morata e il 3-3 di Kulusevski dopo una respinta sul tiro dello stesso spagnolo, giudicato in fuorigioco dal guardalinee: il pareggio convalidato dopo un lungo consulto alla Var (Morata è dietro alla linea del pallone) scioglie la Roma ed esalta la Juve.
Quando poi Smalling di testa prolunga goffamente una rimessa laterale di McKennie e manda De Sciglio davanti alla porta per il 4-3, la rimonta juventina è completa. Per il delitto perfetto manca solo il rigore assegnato per mani di De Ligt su girata ravvicinata di Abraham, parato da Szczesny a Pellegrini, che poi scivola sulla ribattuta.