La Gazzetta dello Sport (P. Archetti) – Il pareggio è giusto, il lavoro da svolgere, anche sul mercato, è ancora necessario, e non poteva essere altrimenti. Il bilancio non tradisce la sostanza del campo: una traversa a testa, e in un minuto; una grande occasione ammazza risultato per parte, nel recupero; il primo tempo con padronanza del campo del Cagliari, il secondo molto più deciso della Roma. Certo, guardando obiettivi e rose, è la Roma che doveva fare di più. Ma è tormentata nell’incompletezza del suo gruppo, con la vicenda di Paulo Dybala, cocco giallorosso in partenza per l’Arabia Saudita, che copre qualsiasi discorso in prospettiva. E quando la Joya entra, a metà ripresa, porta fantasia, idee e occasioni. Così, tanto per non far aumentare i rimpianti.
La Roma di Dybala e Lukaku adesso è diventata la Roma di Soulé e Dovbyk. O meglio, lo dovrà diventare, perché questa di Cagliari è un progetto appena abbozzato. L’argentino appare (nella ripresa) e scompare (prima) sulla destra dell’attacco, poi chiude a sinistra. Prova talvolta a partire ma deve ancora aggiungere concretezza. L’ucraino è un centravanti puro alla Lukaku, ma dovrebbe avere diversi sistemi per arrivare alla conclusione, cercando la profondità, non basando tutto sulla forza fisica. Quello che emerge è un netto ritardo di preparazione, pure comprensibile, e molta ruggine su alcuni scambi con i compagni. Però cresce nel finale: Dybala gli mette sulla testa la palla del ko all’80’ e lui la stampa sulla traversa. La Roma spesso difende a 4-1-4-1 mentre quando cerca di salire Angelino offre assistenza a Cristante (2-3-2-3) senza venir troppo sollecitato però. La Roma a lungo viene imbrigliata nelle partenze basse dai sette uomini del Cagliari aggressivi e in marcatura stretta nella meta campo avversaria.
Nessun tiro in porta della Roma nella prima metà, contro uno del Cagliari, così Soulé dà una svegliata ai suoi con un sinistro messo in angolo dal portiere a inizio ripresa. E la scossa fa effetto perché la Roma acquista concretezza, rapidità sulle fasce e superiorità con i dribbling. Però Pellegrini non trasforma in gol quello che è a tutti gli effetti un rigore in corsa, consegnando palla a Scuffet già in tuffo. Baldanzi per Le Fée (discreto ma sembra acciaccato) è un cambio che dà un minimo di freschezza alla manovra e quando viene chiamato in causa anche Dybala (per Zalewski), la Roma spera nel bacio dell’addio. Ricava i soliti ricami utili di Paulo, una punizione e l’assist per Dovbyk. La classe che (forse) mancherà. Comunque anche Svilar deve aiutare De Rossi, toccando sulla traversa la botta di Marin. Proprio per non rompere l’equilibrio.