Corriere dello Sport (U. Trani) – Abraham salva sulla linea, di testa alza l’incornata a fine recupero e fa più di un gol. Sappiamo da tempo che dobbiamo aggrapparci all’unica Joya. Sempre quella, piccola e grande, fragile e chic. Pensate un po’, stavolta Dybala è riuscito a farci credere che il campionato non si sia mai fermato.
I 52 giorni di stop mondiale è come se non ci fossero mai stati. Perché bastano appena 4 minuti per vedere il lancio di Zaniolo che non va a vuoto. Scatta Paolino e conquista il rigore che, trasformato da capitan Pellegrini, rimette in moto la Roma. Così Mourinho – squalifi cato e custodito preziosamente in una sala dello stadio – e l’Olimpico si abbracciano e riabbracciano il vice Messi. Che riparte, adesso campione del mondo, da dove aveva lasciato. Un rigore lo prese anche nel finale della partita con il Torino, l’ultima del torneo di apertura, sbagliato poi da Belotti.
Dybala è dunque lo stesso. Identico peso sul risultato e, per dirla alla José, indispensabile luce. Mou e la gente insomma possono stare sereni. Paulino non si è messo in pausa (fuori dopo 73 minuti per i crampi). Il suo sprint è quello della Roma che, anche se non è ancora da applausi, è andata a dama. È l’unica cosa che conta. Perché, soffrendo e lottando, interrompe il digiuno all’Olimpico e, in classifica, supera l’Atalanta e aggancia la Lazio, ritrovandosi sull’uscio della zona Champions.