Corriere dello Sport (M.Filacchione) – «Barcellona? Non mi interessa, grazie. Semmai ripassate un’altra volta». Che sia completamente pazzo o uno con le idee molto chiare, Mauricio Lemos ha avuto il fegato di rifiutare le avances blaugrana. È accaduto l’estate scorsa: il centrale uruguaiano del Las Palmas aveva sulle spalle solo vent’anni e una decina di presenze in Liga. Essere la quarta scelta dopo Piqué, Umtiti e Mascherano non lo eccitava. «Ho parlato con la mia famiglia – ha detto mesi dopo – e ho deciso di non andare. In questo momento della mia carriera non penso al denaro, penso solo a migliorarmi. Se in futuro cambierò squadra, lo farò solo per continuare a giocare».
MODELLI – Bene, siamo arrivati: dopo una seconda stagione a dir poco convincente con il club delle Canarie, Lemos ha ora più di un possibile acquirente, Roma inclusa. Il suo tecnico Quique Setién lo ha schierato come centrale di destra nella sua difesa a quattro, preferendolo via via al trentacinquenne David Garcia, che del Las Palmas è un’autentica bandiera. Dal giovane uruguaiano ha ricavato una serie di grandi prestazioni: Lemos, dall’alto del suo metro e 87, si muove in area con l’autorità e all’occorrenza sa uscirne con eleganza, sventagliando con precisione lanci di cinquanta metri. Ha modelli più o meno condivisibili: i connazionali Godin e Lugano, il brasiliano David Luiz. Come quest’ultimo, talvolta è stato impiegato come centrocampista centrale, il suo vecchio ruolo quando era un ragazzino, nel Defensor Sporting Club di Montevideo. Aveva posizione e buona gestione della palla, ma gli mancava velocità. Lo arretrarono di venti metri e la musica fu diversa. Fu il suo vecchio allenatore nel Defensor, Ricardo Meroni, ad avere l’idea, lo stesso che oggi dice: «Non mi stupirei se il Maestro Oscar Tabarez lo chiamasse presto in nazionale».
BOMBER – La “garra” è quella tipica dei difensori uruguaiani, che quanto a carattere rappresentano una garanzia storica. Ne consegue che la “cura” dell’attaccante avversario non sia sempre da additare come esempio di cortesia. Altra caratteristica saliente, la predisposizione al gol. Con la stazza che ha, sa farsi temere in area avversaria, ma di testa ha segnato solo uno dei cinque gol stagionali. Gli altri sono frutto del suo destro che proprio nella scorsa stagione è divenuto micidiale: tre volte ha trovato la rete su calcio di punizione, la quarta è arrivata con un siluro su azione da trenta metri. Un altro tracciante, quelli dell’Atletico Madrid ancora se lo ricordano: Lemos prese palla nei pressi della linea di centrocampo, avanzò una decina di metri e scaraventò un mezzo esterno infinito, scheggiando lo spigolo dell’incrocio. Non fece gol, ma fu bello provarci in quel modo proprio davanti a Godin, il suo modello.