La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) – «Miao, sono il gatto maculato che si aggira per Trigoria. Dicono che un colpo della mia coda serva davvero alla dirigenza per costruire una grande squadra. Va bene, proviamoci, ma ho solo un timore: mica mi chiameranno in causa pure per il rinnovo del contratto di Totti?». Tranquillo micio, la questione ormai sembra aver traslocato negli Usa, dove ci sono quelli che comandano. Fuor di metafora, l’intervento di James Pallotta infatti ha riaperto la sceneggiatura di un film che veleggiava verso il lieto fine.
ANNI DIRIGENZIALI – Il paradosso è che il cuore della trattativa è virtualmente terminata. L’ingaggio per il capitano giallorosso sarà di un milione netto più premi, i diritti d’immagine in maglia giallorossa saranno appannaggio del club mentre quelli «esterni» andranno al giocatore, il contratto dirigenziale per il postcarriera è stato confermato ma durerà 6 anni senza ulteriori prolungamenti (richiesti all’inizio 10). E allora qual è il problema? Solo uno. Totti, per il futuro, vuole un ruolo da dirigente di primo piano. Per intenderci, non solo l’uomo che taglia i nastri. Per la proprietà, invece, prendere subito decisioni sulle operatività è prematuro, anche perché nessuno sa ciò che sappia fare fuori dal campo. Morale: tutto fatto, ma lo stallo non si sblocca. E così il presidente dagli Usa ha tuonato: «L’offerta gliel’abbiamo fatta più di una settimana fa – ha detto a “Il Tempo” –ma è strano che non l’abbia accettata. La nostra è un’offerta generosa. Firmerà? Avrebbe dovuto già farlo, probabilmente non sta ricevendo buoni suggerimenti dai suoi consiglieri». Insomma, non proprio un calumet di pace, soprattutto perché ieri ha rincarato: «Da presidente voglio una grande Roma e questo non può riguardare un solo giocatore».
RITARDI E TOURNÉE – Il punto di vista di Totti è chiaro: prima credevate che ero finito («il corpo non fa più ciò che dice la testa», aveva detto Pallotta), poi avete aspettato di arrivare a una sessantina di giorni dalla fine del contratto per sedervi a trattare e adesso avete fretta? Insomma, il malumore del capitano è palpabile, ancor più perché c’è chi – secondo Totti – mesta nel torbido parlando come tutto ruoti intorno ai soldi o addirittura a due anni di contratto, mentre in realtà l’accordo economico c’è già. Morale: mercoledì prossimo la Roma partirà per Abu Dhabi, per giocare il 20 una munifica amichevole contro l’Al Ahly, ma il numero dieci giallorosso sta riflettendo se partecipare o meno, anche se la stragrande maggioranza dell’attesa dei tifosi locali è per Totti. Tra l’altro, i contratti per amichevoli del genere prevedono che le squadre schierino «la migliore formazione» e il numero dieci giallorosso potrebbe dire che, essendo sempre panchinaro, non è poi così importante. Insomma, detto che probabilmente partirà lo stesso, in questo finale fra Totti e la proprietà le schermaglie non mancano, nonostante tutti aspettino solo di celebrare la continuazione della favola. A pensarci bene, non il viatico migliore per immaginare una prossima stagione di pura tranquillità.