La Fifa al museo della Mafia

Sepp-Blatter

Il Messaqggero (A. Guaita) – La Fifa come Cosa Nostra. La Fédération Internationale de Football Association si è comportata negli ultimi decenni come una tipica famiglia della cupola mafiosa. Ha pilotato in nero un giro di miliardi di dollari, senza pagare tasse, senza informarne i governi, passando mazzette sottobanco per ottenere favori e per pervertire il risultato di gare e concorsi. Non è un caso che negli Stati Uniti l’indagine aperta lo scorso 27 maggio dal Dipartimento della Giustizia si sia appellata a una legge speciale, la Rico, “Racketeer Influenced, and Corrupt Organizations”, che persegue i reati collegati alla criminalità organizzata. Il parallelo non è sfuggito a chi di racket e criminalità internazionale se ne intende bene: il National Museum of Organized Crime and Law Enforcement, altrimenti noto più brevemente come “Il Museo della Mafia” o “Mob Museum” a Las Vegas, che ha annunciato due giorni fa che il primo settembre inaugurerà una mostra speciale dedicata appunto alla Fifa.

LA MISSIONE – Il Museo ha come sua missione di ricostruire per il pubblico di oggi come e quando sia nata “Cosa Nostra”, e come l’influenza del crimine organizzato si sia espansa su Las Vegas, l’America e il mondo tutto. Le mostre in cartellone perenne ricostruiscono le storie dei cento più noti nomi della malavita organizzata, da Al Capone a Lucky Luciano, da Bugsy Siegel a Meyer Lanski, da Carlos Marcello a John Gotti. Ci sono mostre sulle armi preferite dai malavitosi, sulle loro vite pubbliche e private, e su alcuni famosi processi. Vi è stato ricostruito, mattone su mattone, il muro contro il quale la notte di San Valentino del 1929, gli uomini di Al Capone falciarono sette membri della banda rivale di Bugs Moran. C’è anche l’aula in cui il senatore Estes Kefauver tenne una delle sue 92 udienze sull’effetto corrosivo dei racket mafiosi nati e rafforzati dal Proibizionismo. Ci sono ricordi personali dei vari boss, e delle loro famiglie, mogli e figli, con testimonianze orali e in video. E un capitolo speciale è dedicato alle nuove forme della criminalità organizzata nel 21esimo secolo con il traffico di esseri umani, il cyber-crime o lo spaccio di prodotti di firma falsati.

FEDERALI – E poi si ricostruisce la storia di come il governo federale cominciò a fronteggiare la minaccia mafiosa, e gli strumenti che ha usato, dalle intercettazioni fino alle infiltrazioni. La lotta fra i G-men (i government men, cioé gli agenti dell’Fbi) e i “Made Men“, cioé i membri “iscritti” ufficialmente alla Mafia, continua tuttora, ammoniscono al Museo. Ed è proprio questo lo scopo della mostra sulla Fifa, spiega la portavoce del Museo: «Vogliamo sottolineare le diverse varietà che l’attività del crimine organizzato può assumere». Gli organizzatori ricordano che i procuratori federali americani hanno fatto ricorso alla Rico per incriminare i manager della Fifa: «Il Museo – aggiunge la portavoce, Brenda Hengel – intende gettare luce su come il crimine organizzato abbia a tutt’oggi un impatto sulla società, e come la corruzione della Fifa ne costituisca un esempio rilevante, tanto che ha catturato l’attenzione di milioni di persone in tutto il mondo».La mostra al Museo della Mafia avrà un titolo eloquente: The beautiful game turns ugly, Il bellissimo gioco diventa disgustoso. Il Museo fa solo sapere, per ora, che sta collezionando materiale, testimonianze, foto, video, articoli, per ricostruire “la voragine di corruzione” in cui la Fifa era caduta e identificarne le varie “correnti”.

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