Corriere dello Sport (R. Maida) – Per cominciare, la Roma gli ha portato fortuna. Mentre la trattativa si completava, Didier Deschamps lo ha convocato per la prima volta nella nazionale francese. Manu Koné ha raggiunto due obiettivi dichiarati in pochi giorni. “Sì, ho realizzato un sogno – ammette parlando ai canali digitali del club – speravo di giocare con la Francia sin da bambino e credo di aver meritato la chiamata grazie al mio rendimento. Mi ha aiutato anche l’Olimpiade, che è stata un’esperienza meravigliosa e mi ha dato la possibilità di mettermi in evidenza”.
De Rossi ha spiegato con grande trasparenza che sentiva l’esigenza di schierare un calciatore con le sue caratteristiche. Koné, dopo aver ringraziato la famiglia Friedkin per aver investito quasi 20 milioni sul suo acquisto, si e lasciato sedurre dalla Roma anche perché intuiva di poter essere importante: “L’allenatore mi ha parlato e mi ha conquistato spiegandomi il progetto di questo grande club. C’è ambizione. Lui poi è stato un centrocampista quindi sarà facile capirsi tra di noi: mi ha dimostrato fiducia e ora conto di ripagarla”. Ma dove sta la sua unicità? A 23 anni Koné ha giocato già 14 partite di Ligue 1 (nel Tolosa) e addirittura 79 di Bundesliga (nel Borussia Mönchengladbach): “Cerco di essere un giocatore completo. Sono bravo a recuperare palloni, a spezzare il pressing avversario e a rompere le linee”.
Accidenti se la Roma aveva bisogno di un tipo così. Aggressivo e sfrontato quanto basta: “L’esempio di calciatore per me è sempre stato Paul Pogba, che ha dato spettacolo in Italia. Era il mio idolo. Ogni giovane francese sogna di diventare come lui. Adesso che sono cresciuto però non lo vedo più come un modello”. Dategli solo il tempo di integrarsi: “Conosco alcuni giocatori, come le Fée, ma anche N’Dicka che ho affrontato in Bundesliga. Di nome poi ovviamente so chi siano Dybala e Paredes, due campioni del mondo”. Con gli altri, è bene presentarsi in fretta.