La Stampa – Klose fa grande la Lazio, Roma ko. Il derby di Reja non è più stregato

Il tedesco condanna i giallorossi al 93′. Il tecnico espulso per la troppa esultanza. Biancocelesti a -1 da Juve e Udinese.
ROMA – Capovolgere il proprio destino al terzo ed ultimo minuto di recupero di un derby è di per sè una liberazione. La Lazio ha messo al tappeto i cugini giallorossi inserendo la freccia con Hernanes e Klose dopo il gol di Osvaldo ed ora Edy Reja, tecnico biancoceleste, può sorridere anche di un cartellino rosso. «Sì, è vero, ho esultato con troppa foga, ma – spiega – non potevo stare fermo e sono andato in cerca di Klose per abbracciarlo: vincere dopo il novantesimo e dopo una lunga serie di ko con la Roma mi ha fatto sorprendere di me stesso per la voglia di far festa. Sono andato sotto la curva, spero che con i tifosi cominci il tempo della definitiva riappacificazione…».
Reja ha riscritto il proprio rapporto con il derby. Quattro su quattro ne aveva persi prima di ieri sera, uno in più la Lazio e tutto senza soluzione di continuità. Un fardello, quello del condottiero friulano che aveva portato Francesco Totti (capitano non giocatore) a definirlo «il nostro portafortuna…». Una vigilia di sfottò con l’allenatore meno giovane dell’intera serie A sul banco dei derisi. E, come se non bastasse, dopo appena cinque minuti era Osvaldo a beffare Marchetti e l’intero Olimpico laziale esibendo la t-shirt «Vi ho purgato anch’io…», quasi fotocopia di quel «Vi ho purgato ancora» messo in mostra da Totti ben dodici anni fa. Roma in estasi e Lazio nelle nebbie, ma non confusa perché immediata è stata la reazione di Hernanes e soci senza, però, riuscire nell’acuto del pareggio fino all’intervallo.
Prima parte di gara ai punti, ma con la Roma avanti nel punteggio: questo il racconto, parziale, dell’incrocio capitolino. Poi, la svolta. Tutto nasce da un’amnesia di Kjaer, capace di farsi sfuggire Brocchi prima di metterlo giù con un leggero ed ingenuo contatto con la mano: rigore ed espulsione, il verdetto del signor Tagliavento. Hernanes è chirurgico dal dischetto, ma anche nel prendere in mano una squadra che, con l’uomo in più, chiude all’angolo la Roma. Klose centra la traversa con un colpo di testa velenoso, Cissè il palo con una saetta al volo che se avesse fatto centro avrebbe meritato la cornice. Reja si agita, sbraita, allarga le braccia: la sua sembra una nuova notte alla rovescia. Ma, a rovesciare il tavolo, ci pensa una zampata di Klose dal cuore dell’area avversaria: rete e ubriacatura per il popolo laziale.
Il derby è servito. Intenso, a tratti bello: Luis Enrique si lascia sfuggire un «mamma mia!» quando gli chiedono che effetto fa perdere al terzo minuto di recupero. «Eravamo stanchi di farci prendere in giro: Totti poteva anche risparmiarsi quella battuta sul nostro allenatore…», dice Brocchi, un leone in campo. Già, Reja. La Lazio è ad un passo dalla vetta del campionato (meno uno dalla coppia Juve-Udinese), il tecnico dal toccare il cielo. La squadra lo ha difeso, protetto, blindato da un ambiente spesso in fibrillazione nei confronti del tecnico biancoceleste. «Ci vuole rispetto per le persone anziane. Sì, anziane. Reja – precisa il presidente della Lazio Claudio Lotito non si offenderà perché è lui stesso a definirsi il più anziano allenatore del campionato. Dico solo che, adesso, certe battute diventeranno un boomerang per chi le ha fatte: vincere così vale quattro derby». Dallo spogliatoio giallorosso escono giocatori con poca voglia di parlare. «Cosa penso dell’arbitraggio in occasione del rigore concesso a loro? Che dopo tutto il clamore che dall’altra parte hanno creato su Tagliavento, forse la sua è stata una designazione non fortunata…», precisa De Rossi. Con Tagliavento, la Lazio aveva perso due stracittadine su due. Ieri è stata un’altra storia. Come quella di Reja, ex portafortuna giallorosso. Unica nota stonata, i cori antisemiti prima della partita che hanno suscitato l’immediata reazione della comunità ebraica romana.
La Stampa – Guglielmo Buccheri

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