Aaron Berry inserì il codice stampato sul retro della sua lattina di CocaCola nella pagina web della nota bevanda e… Bingo! Il vincitore del concorso «Win a player» era proprio lui. Premio: 250mila sterline, che il Brighton & Hove Albion – il suo club – avrebbe potuto spendere per l’acquisto di un giocatore. Aaron segnalò un ragazzone che giocava nel Bury. È cominciata così la carriera pro di Colin Kazim-Richards, subito ribattezzato «the CocaCola kid». Quando, anni dopo in Champions, Colin segnò un gol al Chelsea, Aaron ricevette un pacco regalo con la maglia del Fenerbahçe, accompagnata da un biglietto: «Grazie». La scorsa estate Kazim-Richards ha cambiato squadra per la decima volta in altrettanti anni, firmando per il Feyenoord. Era la terza scelta dietro Bas Dost e Zapata, ma il primo costava troppo e il secondo non era interessato. Kazim invece sarebbe andato a Rotterdam anche a piedi. Al Bursaspor non pagavano gli stipendi, e alla sesta mensilità non versata lui lo denunciò pubblicamente. «Da quel momento – racconta – fu un inferno: il presidente mi mise contro gli ultrà, mi aspettavano sotto casa, ero diventato talmente paranoico da aver paura di mandare mio figlio a scuola, per paura che gli accadesse qualcosa di male».
SCOMMESSA DA VINCERE – Il problema di Kazim sono i numeri. Al Feyenoord prima di lui sono transitati Guidetti, 20 reti in una stagione, e Pellè, 55 in due. Lui non arriva alla ventina in dieci anni da pro. «Perché non segni mai?» gli chiede il d.s. del Feyenoord, Martin van Geel. «Perché nessuno mi ha mai schierato prima punta». Scommessa vinta? Ancora no, ma i segnali positivi non mancano. La rete all’Olimpico è stata quella più importante nella stagione di Kazim-Richards. E adesso, che l’obiettivo del passaggio del turno è concreto, lui mantiene la calma: «L’1-1 rappresenta un primo passo per raggiungerlo. Speriamo di centrarlo, sarebbe fantastico per tutti. Ci stiamo preparando nel migliore dei modi, sappiamo che questa può essere una serata speciale».
SENZA PAURA – Padre di Antigua, madre turcocipriota, infanzia trascorsa a Leytonstone, nell’East End londinese. Cresciuto in strada, dichiara che nemmeno la morte lo spaventa. E ne ha per tutti. Gullit? «Il mio idolo, il primo giocatore di colore che ho visto giocare ad alti livelli, peccato che dalla sua bocca escano solo bullshit». Gli avversari? «Chi mi insulta in campo non può tendermi la mano a fine partita, fuck you è la mia risposta». La passione di Kazim Richards sono i cani. Razza purissima, costano 20mila euro l’uno. Una sera a Istanbul sorpresero dei ladri nel suo casa. Lui scese le scale con calma e si sedette in poltrona davanti a loro. «Adesso aspettiamo assieme la polizia – disse –, muovete un solo muscolo e ve li scaglio scontro». Meglio non farlo arrabbiare un tipo così. Uno che può fare da «chioccia» per i compagni e può dare loro la giusta carica. «Contro la Roma sarà una battaglia. Ma so che posso dare una mano ai miei compagni più giovani per gestire la pressione che deriva da una partita così importante e contro un avversario di questo livello».
FIDUCIA – E anche il tecnico Fred Rutten mostra la stessa fiducia, temperata dalla consapevolezza della difficoltà della gara: «In Europa fare 1-1 in trasferta è un buon risultato ma non offre garanzie. All’andata siamo stati anche fortunati, il nostro piano per andare avanti sta funzionando ma la Roma sarà pericolosa, ha la qualità anche per permettersi di aspettare un nostro errore ma abbiamo la sensazione di potercela fare». E avverte: «Attenti a Totti, è molto intelligente e ti punisce quando meno te lo aspetti. Quando non ci pensi più riappare all’improvviso e ti inventa la giocata. Ha molta esperienza e talento. Ma gari hai l’impressione di averlo arginato e poi ti sorprende».
La Gazzetta dello Sport