La Gazzetta dello Sport (A. Pugliese) – Adesso è il momento della resa dei conti, dei faccia a faccia, delle righe da tirare il prima possibile. Adesso è il momento di capire se andare avanti o meno con Ivan Juric, considerando che la Roma ieri a Firenze è sembrata una squadra allo sbando totale, che ha completamente “rigettato” il suo allenatore. Lo si era intuito anche prima, ma ieri è stato lampante, evidente a tutti. La Roma è una squadra spenta, triste, che non crede più nel suo allenatore. E allora già oggi potrebbe arrivare l’ennesimo ribaltone, con l’esonero dell’allenatore croato, che in otto partite alla guida dei giallorossi ne ha vinte solo tre, convincendo però davvero solo alla prima, contro l’Udinese.
Juric a fine partita era distrutto, quasi arrendevole. Un colpo del genere non se lo aspettava, è evidente. “Se mi sento in discussione? Sapete come è il calcio: decidono altri, noi allenatori pensiamo solo a lavorare. Ma io alle dimissioni non ho mai pensato, una serata storta non mi cambia le sensazioni positive delle precedenti 7 partite. Penso che la squadra sia con me, altrimenti non avrebbe fatto un filone di partite crescendo così tanto. E vi posso dire che i giocatori sono sicuramente i più dispiaciuti di tutti. In 40 giorni c’è stato un grandissimo lavoro e qui a Firenze abbiamo buttato tutto nel cesso (letterale, ndr). Questo mi dispiace molto”.
Già, anche perché una figuraccia del genere non se lo aspettava: “Giusto chiedere scusa ai tifosi. Stavolta sono rimasto male, ho visto pochissima concentrazione, attenzione. Cose brutte, soprattutto in fase difensiva. Un atteggiamento che non mi è piaciuto. In 7 partite avevamo preso solo 5 gol, gli stessi di Firenze. Ci sono poche scuse, abbiamo sbagliato tutto, questa volta non ha funzionato niente. Nella mia vita raramente ho vissuto serate come questa”. E poi i cambi, ad iniziare da quelli di Cristante e Angelino dopo mezz’ora. “Avessi potuto farne di più le avrei fatte. Ho visto giocatori spaesati, ne ho scelti due anche per dare una scossa, ma potevo sceglierne anche altri. Ho visto cose mai viste in questi 40 giorni, come i buchi o l’essere lontani. È un gruppo di giocatori non molto lungo, tutti devono essere partecipi, sia i vecchi sia i nuovi. Non devo mandare segnali in quel senso, io guardo le prestazioni. Scelgo in base a chi si allena bene. Finora Cristante aveva fatto buone pagare e ci dava equilibrio, oggi invece ha fatto una brutta partita”.
I Friedkin ieri erano a New York, dove in questi giorni era presente anche Daniele De Rossi, in vacanza con la famiglia. È chiaro che il suo ritorno (De Rossi è ancora sotto contratto fino al 2027) sia la soluzione più facile, ma forse non è neanche l’unica. Anche perché, dopo averlo considerato inadeguato (“Separarsi da lui è stato necessario per vincere dei trofei”, le parole messe nero su bianco da Dan e Ryan Friedkin nel comunicato dello scorso 23 settembre) sarebbe difficile giustificarne il ritorno. Ma l’ipotesi resta la più concreta, anche se a Roma da un paio di giorni si inseguono pure le voci su Roberto Mancini, che però avrebbe il forte problema del suo passato laziale e che per motivi di contratto dopo l’esonero dell’Arabia Saudita sembra dover restare all’estero fino a gennaio. E ancora libero c’è anche il tedesco Edin Terzic, che era stato contattato prima di Juric, ma che aveva due problemi: il rapporto con il tanto discusso Hummels e il fatto che la società gli aveva chiesto obbligatoriamente la Champions, fattispecie su cui Terzic ha manifestato dei parecchi dubbi. In Italia, invece, le soluzioni potrebbe essere il terzo ritorno di Claudio Ranieri, ma liberi ci sono anche Sarri e Allegri. Oggi può essere una giornata molto calda a Trigoria, con la possibilità dell’arrivo del terzo allenatore nell’arco di 40 giorni.
Foto: [Michael Campanella] via [Getty Images]