Corriere della Sera (G. Piacentini) – Tra le qualità che hanno accompagnato Ivan Juric nella sua carriera, fino a farlo diventare l’allenatore della Roma, ci sono sicuramente la capacità di ottenere il massimo dalle rose che allena. Ma anche il suo essere sempre diretto (e duro) nei confronti dei calciatori e della comunicazione. A Roma da pochi giorni, però, Juric ha imparato che per affrontare al meglio “la grande occasione della sua carriera” dovrà essere anche psicologo nella gestione dei calciatori. Almeno un paio di calciatori – Pellegrini e Cristante su tutti – sono stati identificati dalla piazza come i maggiori responsabili della recente mediocrità romanista e poi come mangia allenatori.
Mandarli in panchina contro l’Udinese avrebbe significato perderli (forse) definitivamente, invece Juric li ha schierati entrambi titolari: lo stadio li ha fischiati prima, dopo e durante la gara, ma almeno hanno avuto la possibilità di reagire sul campo. Superato il primo step, cioè il recupero dei “vecchi”, bisogna passare al secondo, cioè la valorizzazione dei nuovi. Quindi ora toccherà, tra giovedì con l’Athletic Bilbao e domenica con il Venezia, anche ai nuovi. Koné, Hermoso, Hummels e soprattutto Soulé, in attesa del recupero di Le Fée.