Corriere dello Sport (I. Zazzaroni) – Se li avesse avuti in panchina avrebbe messo dentro anche Pruzzo e Graziani. Per far sapere agli altri, a una squadra assai prossima all’avvilimento, ancorché frenata da evidenti limiti tecnici, che il risultato si poteva ancora aggiustare: il Milan stava perdendo tono e campo, serviva solo il coraggio di osare, quello che Mourinho possiede in dosi massicce.
L’aveva fatto altre volte in passato (ne ricordo almeno quattro nelle stagioni interiste): nel momento in cui tutto sembra perduto, entrino quelli che guardano solo avanti, tutti gli attaccanti possibili. Belotti è stata l’intuizione finale, o l’ultimo azzardo.
Il Milan ha fatto il minimo per vincere, la Roma molto meno: è esistita soltanto quando a Mou sono girate a frullo perché in campo non vedeva nulla di quello che aveva preparato. E allora avanti coi carri, niente tattica, né strategia, partano le “elettrostimolazioni””e chi s’è visto s’è visto. Perché il calcio è un gioco di testa, oltre che di gambe, di situazioni, disarmonie e disequilibri. E fortuna, anche.