Un anno fa era fra i primi acquisti della nascente Roma di Luis Enrique, oggi guarda in tv la sua Spagna agli Europei e pensa alla prossima come alla stagione del suo riscatto. Per Josè Angel il primo anno in giallorosso non è andato come aveva immaginato lasciando lo Sporting Gijon per seguire il tecnico che lo aveva richiesto, eppure per lui l’arrivo di Zeman a Trigoria potrebbe essere una svolta. Intanto per il terzino è tempo di bilanci. Dell’annata complessiva della Roma, ma anche dal punto di vista personale. «Non è andata bene come volevano i giocatori e il club – ha detto al quotidiano spagnolo Lne.es – siamo stati abbastanza inconsistenti e abbiamo chiuso al settimo posto. Ci sono state partite che abbiamo perso negli ultimi minuti, aspiravamo a qualcosa di più».
Stagione deludente anche per quanto riguarda il rendimento individuale, nonostante le buone cose lasciate intravedere nelle amichevoli di preparazione e anche nella gara d’esordio in campionato. Luis Enrique ha finito per preferirgli un Taddei fuori ruolo, lui però ha sempre continuato a lavorare e nel finale è tornato a trovare spazio. «Ho disputato 27 partite di campionato, due di Coppa Italia e altre due in Europa League – i conti di Josè Angel -, che mi lasciano contento a livello personale. Però voglio migliorare visto che sono ancora un calciatore giovane. In questo aspetto insisteva molto Luis Enrique, mi chiedeva di lavorare duro per progredire. Mi diceva specialmente di giocare facile e che dopo, quando mi trovavo davanti, giocassi come sempre sono stato abituato. In realtà non ho realizzato alcun gol questa stagione, però non ho nemmeno calciato nessun tiro piazzato».
Fedelissimo di Luis Enrique, l’ex Sporting Gijon non può che spendere belle parole per il tecnico che lo ha portato in Italia e fatto conoscere a un pubblico per lui del tutto nuovo: «Come tecnico lo vedevo bene, sempre a lavorare per migliorare la squadra di giorno in giorno, le cose però non sono andate bene. Abbiamo fatto gioco e creato occasioni, ma non siamo stati regolari. Penso che abbia influito molto anche il fatto che molti erano nuovi e quindi mancava conoscenza reciproca nel gruppo. Ora auguro a Luis Enrique il meglio. Mi ha aiutato molto». Il suo futuro, però, non è vincolato a quello dell’allenatore e almento per il momento la sua permanenza in giallorosso non sembra essere in discussione: «Ho ancora quattro anni di contratto con la Roma – ha spiegato – e sono concentrato nell’arrivare bene per l’inizio degli allenamenti pre-stagione. Ogni giorno si leggono e sentono cose nuove. Con me non ha parlato nessuno e personalmente non so nulla. Si è parlato anche di provarmi con la nazionale spagnola, non me l’aspettavo. Ciò che devo fare è lavorare bene con la mia squadra e dopo, se mi chiamano, sarà una cosa ben accolta».
L’impatto con il calcio italiano non è stato facilissimo – tutto sommato comprensibile, vista anche la giovane età del terzino -, e proprio per questo, con un anno di esperienza alle spalle, il prossimo potrebbe essere per lui il campionato del riscatto, anche se in ritiro gli toccherà sudare per convincere Zeman. La Serie A in compenso non lo spaventa: «Sono in un una delle grandi squadre d’Europa e la parte difensiva qui si cura molto. Io provenivo da un calcio più aperto, questo invece è più serrato. E’ stata una buona esperienza per apprendere. Ho fatto buone partite, dovessi sceglierne una sola, direi quella di Palermo».
Il Romanista – F. Cassini