Pagine Romaniste (L.Fantoni) – Chi si ricorda di Jonatan Lucca? Il brasiliano fu acquistato da Walter Sabatini durante il secondo anno del suo regno da direttore sportivo. Arrivò dall’Internacional di Porto Alegre (sotto consiglio di Baldini) per 700mila euro. Purtroppo capitò nell’anno di Zeman prima e Andreazzoli poi e non ebbe mai l’occasione di esordire. Adesso Lucca gioca in Portogallo, al Farense, e ha raccontato ai nostri microfoni la sua avventura romana. Queste le sue parole:
Quando sei arrivato a Roma si diceva che fossi un pupillo di Franco Baldini…
Si è stato Franco a portarmi in Italia, mi è venuto a prendere all’Internacional. Con Sabatini invece avevo un rapporto normale, ero un calciatore giovane e le priorità della squadra erano altre.
Che ricordi hai del ritiro fatto con Zeman?
È stato molto difficile. Zeman è un allenatore che dà molta importanza alla componente fisica e io avevo solo 18 anni. Non ero ancora al mio massimo dal punto di vista fisico e per questo ho avuto delle difficoltà. È stata comunque un’esperienza fantastica perché sono stato parte di quella bella squadra e ho potuto avere un contatto con i tifosi durante il ritiro.
Con te a Roma c’era anche il tuo amico Marquinho. Che rapporto avevi con lui?
Marquinho è stato come un fratello per me. Mi aiutava molto e addirittura mi dava i passaggi agli allenamenti perché io non avevo ancora la patente. Era il mio vicino di casa e approfittavamo del tempo libero per stare insieme. Abbiamo trascorso una vacanza insieme con le famiglie e ci teniamo in contatto ancora oggi.
Perché secondo te non sei riuscito a debuttare in prima squadra?
Ho avuto delle difficoltà ad adattarmi alla Roma. Ero giovane, avevo solo 18 anni e non mi sentivo protetto dai miei agenti. È stato un cambio radicale, sono passato ad una squadra e ad un calcio dal livello molto più alto. Forse non ero pronto quando sono arrivato. Dopo 6 mesi avevo iniziato a capire qualcosa tatticamente ma forse era troppo tardi. Mi è comunque servito perché sono stato sempre convocato e ho potuto dividere lo spogliatoio con grandi calciatori. Sono stato triste di non poter debuttare ma mi ha aiutato comunque molto.
Quanto è stata importante l’Italia per il proseguimento della tua carriera?
È stata molto importante. Ho imparato tanto a livello tecnico e tattico. Posso solo essere grato alla Roma perché mi ha preparato a giocare a un livello superiore. Sono maturato molto come uomo a causa della distanza e della lontananza dalla famiglia. È stata un’esperienza che ha segnato la mia vita.
Come sta andando al Farense? Come ti trovi in Portogallo?
Il Farense è un grande club in Portogallo. Si era un po’ allontanato dai grandi palcoscenici, un po’ come alcuni club storici in Italia. Ora comunque sta crescendo. C’è un progetto molto ambizioso. Il Portogallo è la mia seconda casa e mi sono adattato benissimo alla cultura e allo stile di vita. Sto veramente bene qui.
Senti ancora qualche tuo compagno a Roma?
Si, parlo ancora con qualcuno. Non con tutti ma principalmente con i brasiliani. Marquinho, De Rossi e Florenzi sono stati i compagni con cui ho stretto una buona amicizia.
Riesci a seguire qualche partita della Roma? Che ne pensi di Fonseca?
Si cerco sempre di guardare le partite, ho un grande affetto per i tifosi romanisti. È stato il club che mi ha aperto le porte dell’Europa, dove ho imparato molto e alla fine quegli allenamenti mi hanno fatto essere felice. Non riesco a seguire tutte le partite ovviamente a causa dei miei impegni sul campo. Da quando c’ero io il club è cresciuto molto a livello di struttura e sono molto felice di questo. Paulo (Fonseca ndr) farà sicuramente un ottimo lavoro, anche se non è facile perché il calcio italiano è un po’ diverso, più aggressivo e più tattico. Lui comunque è molto capace e farà giocare la Roma come il grande club che è.