La Gazzetta dello Sport (C.Zucchelli) – Immaginarli a casa, mentre si tingono i capelli di biondo, chi più chi meno, stile Messi («ma noi lo abbiamo anticipato») non è il massimo della vita, meglio allora vederli a Boston che si allenano sui calci di punizione, sotto lo sguardo vigile e attento di Luciano Spalletti. Si stanno giocando Roma e la Roma Paredes e Iturbe, ma se il primo, dopo l’ottima stagione a Empoli, ha mercato sia in Italia sia all’estero e potrebbe andar via senza rimpianti (suoi e della società), quella di Manuel è tutta un’altra storia.
DA BOSTON A BOSTON – Due anni fa, proprio di questi tempi, esordiva dal primo minuto con la maglia della Roma: il posto era lo stesso, Boston, l’avversario è quello che ritroverà tra qualche giorno, il Liverpool, le prospettive erano opposte. Partito come stella del mercato romanista e come uomo che aveva provocato l’addio di Conte alla Juventus, era considerato presente, ma soprattutto futuro, della Roma: «Deve imparare a fare il nostro gioco, ma rappresenta esattamente il profilo che ci serviva», gongolava Garcia mentre da Trigoria Sabatini imponeva a tutti quelli che erano negli Usa di proteggere il ragazzo dalle pressioni. Ce l’ha messa tutta, il d.s., ma le due stagioni di Iturbe, tra Roma e Bournemouth, sono state fallimentari. Ecco perché oggi, sempre a Boston, mentre in allenamento non si risparmia mai e segue alla lettera le indicazioni di Spalletti («alza la testa, giocala subito, vai dentro»), non serve più che Sabatini chieda ai suoi uomini di proteggerlo. La pressione è sparita, nella formazione titolare il suo nome non c’è mai, e chissà che non sia questa, oltre all’addestramento tattico del tecnico toscano e dei suoi collaboratori, la chiave giusta per farlo tornare quello di due anni fa, che prometteva di fare grande la Roma. In fondo, se c’è un luogo nel mondo che è quello della terra promessa dove i sogni possono realizzarsi, è proprio l’America.