Luciano Spalletti, CT della Nazionale italiana, è intervenuto ai microfoni della Rai nello speciale “Un anno di sport” che andrà in onda questa sera alle ore 23:15 su Rai2. Questa un’anticipazione delle parole del commissario tecnico toscano che, tra i vari argomenti, si è soffermato anche sul tema giovani citando – tra gli altri – Edoardo Bove:
“Sono venuti fuori Kayode, Ranieri, Koleosho, Casadei che avevamo nel mirino da un po’. Bove è ormai una certezza. Mi è piaciuto nell’ultimo periodo l’atteggiamento di Lucca, e poi Prati, Calafiori che è una certezza a sinistra e al centro, ed è pronto per la Nazionale”.
Sullo Scudetto col Napoli…
È stato un memorabile viaggio collettivo su binari del sogno e della follia: sembrava impossibile anche nei sogni.
Sulla qualificazione all’Europeo…
La qualificazione europea è invece la voce che sale dal fondo del pozzo in cui eravamo caduti e che urla al mondo che ci siamo anche noi e siamo più vivi che mai. Ci permette di andare in Germania a difendere il titolo vinto nel 2021, ma c’è ancora tanto lavoro da fare. Lo spirito del 2006? Ricordo tutto di quel Mondiale: il blocco creato da Lippi, al quale mi accomuna solo, al momento, l’essere come lui toscano, la sequenza dei cinque rigoristi sicuri di segnare in finale. Ogni contrasto dietro il quale c’era tutto il muscolo della squadra. La finale poi non l’ho vista: l’ho vissuta con i miei due figli, allora di 14 e 11 anni, urlando a ogni rotolata del pallone e finendo in un grande abbraccio collettivo.
Su De Laurentiis e Gravina…
Sono come giorno e notte: uno è imprenditore l’altro da sempre uomo di calcio, è giusto ci siano approcci diversi. È innegabile che siano entrambi presidenti vincenti, stanno facendo cose importanti per il nostro calcio. La cosa che mi è piaciuta di più di Gravina è avermi messo da sempre a mio agio, dimostrandomi stima e mettendo al centro valori del calcio italiano e dei giovani.
Sulla Superlega…
Stiamo perdendo i buoni odori e sapori di un tempo, quelli della terra, della tradizione, della gente in festa attorno a una bandiera, dello stupore di Davide che batte Golia. È come se il domani fosse tutto da inventare e scritto dalle regole dei potenti. Qualcuno vuole imporre quale sia l’unico calcio da guardare, non hanno capito che finché ci sarà un pallone e spazio per due porte la gente continerà a scegliere il calcio che più la appassiona.
Ansa