Corriere della Sera (P. Tomaselli) – Ma siamo davvero così scarsi? Dall’Olympiastadion a Casa Azzurri un fantasma si aggira per l’Europa ed è il “calciatore italiano” come categoria tecnica e dello spirito, uscito a pezzi da questo Europeo. Il primo della storia azzurra con due sconfitte, nelle quali, giusto per rimarcare la pochezza tecnica, l’Italia ha fatto solo un tiro in porta a partita. Il declino si può arrestare?
L’esigenza è valorizzare il talento, perché per la prima volta abbiamo vinto con la Under 17, siamo campioni d’Europa anche con la U19 e vicecampioni del mondo con la U20. Ma poi questi ragazzi hanno zero minuti nelle prime squadre.
In sostanza: la fiammella del talento in Italia brucia ancora, nonostante tutto, ma le squadre non danno fiducia ai ragazzi, preferendo stranieri già esperti. Magari anche perché a 17-18 anni spagnoli, francesi, tede- schi, ma anche portoghesi e olandesi, giocano già con le nazionali dei più grandi.
Altra provocazione: uno come Yamal in Italia andrebbe a farsi le ossa in serie B o in C?
La Nazionale di Spalletti in Germania era la penultima per esperienza nel torneo e una di quelle con l’età media più bassa. E se si considera che Scalvini e Udogie sono rimasti a casa solo perché infortunati e Tonali ha perso un anno per le scommesse ma tornerà in azzurro, i primi nomi nuovi ci sono già.
Nell’ultimo campionato si sono messi in evidenza Fabbian del Bologna, Baldanzi alla Roma, Prati del Cagliari, tutti Under 21 come Casadei del Chelsea e Gnonto del Leeds. Ma ci sono anche Kayode della Fiorentina, il 19enne Koleosho ora al Burnley e il bresciano Ndour del Psg, 19 anni pure lui. Senza dimenticare Camarda, la prossima grande speranza fra i centravanti. Ma qualcosa si muove.