La Gazzetta dello Sport (M.Graziano) – A metà aprile si rompe Marchisio, e a inizio maggio arriva il forfait pure di Verratti. Conte sprofonda nello sconforto, vede crollare parecchi dei progetti tattici in vista dell’Europeo. Pirlo, oltretutto, ha di fatto «mollato» nel campionato americano. «Qui è un casino, bisogna inventarsi qualcosa», dice in quelle ore il c.t. ai suoi collaboratori. Giovanissimi pronti? Zero. Jorginho sta bene, però intriga poco, e allora non c’è altro da fare che andare a pescare fra i «vecchietti»: Pirlo a parte, ecco i vari De Rossi, Thiago Motta e Montolivo, reduci in blocco da una stagione non brillantissima. Conte prende la situazione di petto: allerta Thiago Motta e Montolivo, quindi decide di parlare chiaro soprattutto con De Rossi. «Daniele, ho bisogno di te, hai una grande occasione per venire all’Europeo, ma se non ti rimetti in condizioni fisiche decenti non se ne fa nulla. Sarebbe un peccato, perché potrei consegnarti le chiavi della mia Nazionale»: queste, più o meno, le parole che hanno scatenato l’orgoglio di uno dei più completi centrocampisti italiani di sempre, frenato sì da vari infortuni, ma ultimamente anche da una filosofia di lavoro in giallorosso parecchio lontana dal «metodo Conte».
CARISMA DA VENDERE – Diciamola tutta, all’inizio il Mou italiano aveva seri dubbi sulle possibilità di «risalita» del romanista, salvo poi ricredersi fin dai primissimi giorni di ritiro, una piacevole sorpresa l’approccio fisico di Daniele ai durissimi carichi imposti al gruppo: «Sì, ci siamo!», la sentenza del c.t. a Coverciano. Probabilmente decisivo l’energico ritorno di Spalletti a Trigoria, sicuramente fondamentale l’amore smisurato di Daniele per la maglia azzurra. «Ho davvero avuto paura di non esserci stavolta – le parole del 32enne romano dopo l’ufficializzazione dei 23 – E’ stata una convocazione per nulla scontata, una chiamata conquistata anche nelle cosiddette partitelle del giovedì. E ora che ci sono voglio arrivare in fondo. Siamo l’Italia, la maglia che indossiamo incute rispetto in giro per il mondo». De Rossi è uno dei tre campioni del mondo 2006 ancora in Nazionale: 104 presenze azzurre, 18 gol (mai nessun centrocampista ha fatto tanto nel Dopoguerra) e carisma da vendere. «Con lui in mezzo al campo ci sentiamo tutti più sicuri» dicono gli azzurri di nuova generazione. Con lui in mezzo al campo l’Italia ha ridimensionato il talentuoso Belgio: Buffon, Barzagli, Bonucci e Chiellini là dietro a «sculacciare» i presuntuosi frombolieri di Wilmots; il professor De Rossi in regia a impartire una lezione tattica raffinatissima.
UNA SECONDA VITA – E non a caso l’Italia di questa sera ripartirà proprio dai «Cinque Saggi», zoccolo duro con Thiago Motta primissima alternativa. Sono i «fedelissimi» del Generalissimo Antonio Conte, tecnico che ha saputo reinventare la sua Nazionale regalando una seconda vita azzurra a De Rossi, «e ora io voglio vincerlo questo Europeo – ripete spesso Daniele – Conte è un valore aggiunto, mai lavorato così duro, anche tatticamente. Il mister, poi, è uno che sa toccare sempre certe corde, arriva alla mente e alle gambe. E’ un grande tecnico, la guida migliore in questo momento storico del nostro calcio. La sua Juve vinceva sì coi valori tecnici, ma sapeva stroncarti anche fisicamente. Ecco, speriamo di poter fare lo stesso in Francia».