Daniele De Rossi, centrocampista della Roma, è intervenuto in conferenza stampa nel ritiro di Coverciano in vista dell’impegno con la Svezia. Queste le parole del mediano dell’Italia a pochi giorni dallo spareggio per il Mondiale:
E’ una partita da sangue e sudore?
Sono due partite che non si possono sbagliare, la posta in gioco è talmente alta che ci porta a fare dichiarazioni di questo tipo. Sangue e sudore va bene, ma serviranno anche lucidità, tecnica, organizzazione e corsa. Se bastasse solo fare la lotta in campo giocherebbero tutti in Nazionale e in Serie A, dovremo fare una partita intelligente e di qualità, che non ci manca. Dovremo mixarla con la nostra esperienza perché una partita troppo importante.
Sedici mesi dopo, l’Italia potrebbe essere la stessa per sette undicesimi a quella vista contro la Svezia all’Europeo. Che cosa significa?
Sedici mesi sono pochi per una Nazionale. Penso che anche le altre nazionali non abbiano stravolto i loro convocati. Fu una partita difficile contro un avversario forte che ci mise in difficoltà, non in fase offensiva ma non ci diedero molti sbocchi. Trovammo un gol su una giocata estemporanea. Quella partita ci deve ricordare che possiamo batterli, ma sicuramente ci sarà da soffrire.
Vi siete sentiti con Pirlo visto che ha annunciato il suo ritiro dal calcio giocato?
Lui segue sempre la Nazionale. L’Italia per come l’abbiamo vissuta noi è qualcosa che ti resta dentro anche dopo, è una famiglia. I pilastri di questa famiglia per anni sono rimasti sempre gli stessi. Ci sentiamo spesso. Questa settimana ha dato l’addio e ha avuto riconoscimenti in tutto il mondo, c’è poco da aggiungere. Il consenso che ha ricevuto da tutti è simile a quello che ha ricevuto Francesco (Totti) qualche mese fa. E’ stato un calciatore eccezionale, fuori dall’ordinario e anche una persona che ha lasciato qualcosa. E’ stato un amico e un compagno di squadra leale.
Cercherete di battere la Svezia con il possesso palla e mandare a vuoto il loro pressing?
Cercheremo di batterli con le armi con cui cerchiamo di battere ogni altra squadra. Sicuramente teniamo più a questa gara di quanto abbiamo tenuto di battere gli avversari in amichevole. Alcune partite pesano in maniera diversa.
Ventura ha parlato di ricambio generazionale ma per queste due partite sembra essere tornato a puntare sulla vecchia guardia…
Non voglio parlare di formazione, perché non sta scritto da nessuna parte che giocherò. Ho sempre avuto stima e fiducia dall’allenatore. I ricambi generazionali ci sono e ci dovranno essere perché l’eta avanza per tutti ma non siamo stati mai abbandonati per poi essere rispolverati ora, abbiamo sempre fatto parte del gruppo da protagonisti. Il fatto di schierarci in questi due match, non sarebbe un jolly giocato per salvarsi ma rappresenterebbe un segno di continuità. Non mi sorprenderebbe.
Svezia?
C’è rilassatezza e concentrazione prima della partita. Non è detto che i sorrisi che abbiamo ora ci saranno anche dopo la partita. Il risultato fa da padrone alla partita.
Il ritorno in Nazionale?
La preparazione all’Europeo mi ha fatto bene, perché avevo 33 anni. Il fatto che ci sia un Mondiale per me è importante, perché sarebbe il quarto per me. Non so se farò un torneo da protagonista, ma sarebbe un timbro sulla mia carriera il fatto di non qualificarmi. Nessuno lo vuole perdere, per Buffon sarebbe il sesto, per alcuni il terzo… quando vai lì te la giochi, non partecipare sarebbe molto negativo. Non partecipare è una cosa che non vogliamo nemmeno tenere in considerazione.
Mazzola?
Oggi è il suo compleanno, non posso che fargli tantissimi auguri, così come a Gigi Riva per ieri. Ho pensato che ci fosse un momento in cui non avrei segnato più tanto, cioè quando sono stato arretrato. Da lì in poi non pensavo che potessi essere il centrocampista più prolifico del calcio italiano. Alla fine i miei gol possono essere su rigore o su calcio piazzato, ma la vecchiaia ti porta a essere più esperto. Qualche gol di testa è possibile farlo. È stata un’evoluzione del ruolo che mi ha dato qualcosa di più sulle palle inattive.
Spareggio?
Qui è il primo o vero dentro-fuori, poi se giochi una semifinale, un quarto mondiale… almeno ci sei arrivato. Perdere con la Germania sarebbe un ‘sei stato bravo ugualmente‘, per noi questa sarebbe una macchia sul curriculum.
Due partite in tre giorni?
Le facciamo noi come la Svezia, riconosciamo i tempi di recupero e molti di noi sono abituati a farlo. Non inciderà molto, anche loro giocano la Champions, l’Europa League, non sarà un fattore così importante.
La riunione del Filadelfia?
Non credo si siano dette cose sconvolgenti, sono riunioni che succedono, vengono quasi naturale. Ho letto anche io dei senatori, ma molto spesso succede che a parlare siano quelli più anziani. Avviene nei momenti più neri, ma non credo dopo Albania o Macedonia. Questa nazionale non ha stentato, ho ricordo di gironi qualificatori molto simili. La differenza è che non avevi la Spagna nel girone, quando se ne qualifica solo uno rischi di fare i playoff.
Fiducia?
Bisognerà lasciare da parte i campanilismi, andare al Mondiale è di tutti. San Siro sarà esaurito, ci sarà una grande cornice, dovrà esserci appartenenza e sostegno. Chiedere fiducia sarebbe fuori tempo massimo, non è il momento giusto. Dobbiamo conquistare giocando questa partita. Siamo forti, forse migliori della Svezia, ma c’è quel pizzico di paura che oramai nel calcio di ora è quasi necessaria. Il calcio ora è molto più aperto, come confini, i grandi giocatori non si trovano solo nelle big europee o in Argentina-Brasile. Nello spogliatoio abbiamo molta fiducia.
Esperienza?
Conterà, ma la ritengo una delle qualità che servirà per vincere questo scontro diretto. Come il furore, la rabbia… un mix di cose che ci serviranno. Il fatto che non tremino le gambe è una condizione necessaria per certi livelli. A 22 anni non mi tremarono le gambe quando giocai la finale di Coppa del Mondo e sono sicuro che i miei compagni avranno la stessa condizione. E poi è uno spareggio, non una finale mondiale.
Lo spirito dello spareggio?
Per me conta assolutamente passare il turno, non in che maniera. Poi si passerà alle prestazioni e parlerà il campo. Grande uguale, loro avranno uno schieramento per metterci in difficoltà, è una partita di calcio e non lo dico per sminuire l’impegno. La partita verrà valutata nell’arco di 180 minuti, ma non credo che abbia una importanza maggiore.
Svezia sconosciuta?
Il fatto che non ci sia Ibrahimovic è un vantaggio per chi lo affronta. Anche a 40 anni, con una gamba rotta, non vorrei mai avere Ibra contro. Potrebbe essere un vantaggio, meglio che non ci sia. Però non è nemmeno così sconosciuta, li conosciamo perché alcuni giocano in Italia, altri in Europa in campionati importantissimi. Non è una squadra materasso. Se il Mondiale è importante per me, che ne ho già giocati tre, figuriamoci per loro che non ci sono mai stati.