La Repubblica (M.Pinci) – È nata sotto il segno dei pesci, come recita una mitica canzone di Venditti, il cantore della Roma di suo papà. Alla fine di una lunghissima giornata di attesa Francesco Totti e Ilary Blasi possono festeggiare. Alle 19.15 la fumata bianca: «È nata Isabel». Si chiama così l’ultima arrivata in casa Totti, una femminuccia: una sorpresa di 3 chili e 240, visto che il sesso era rimasto un segreto (quasi) fino alla fine. Soprattutto un ottimo motivo per dimenticare almeno per una giornata – e chissà per quante altre ancora, da qui in avanti – i cattivi pensieri che nelle ultime settimane avevano rapito il capitano della Roma: il futuro da calciatore in bilico, il rinnovo del contratto, Pallotta, Spalletti. Non c’è nulla che in queste ore possa distrarre Francesco dal pensiero della piccola Isabel e ovviamente della splendida moglie Ilary. Succede tutto ieri: ai primi segnali di travaglio – la bimba è nata con parto naturale – la fa salire a bordo del suo Mercedes nero GLE di ultimissima generazione e intorno alle 9 della mattina la accompagna in via Bertoloni, ai Parioli. All’ultimo piano della clinica Mater Dei la aspetta una camera tutta sua con vista sul piazzale. Francesco invece è atteso poco più tardi a Trigoria: giusto il tempo di un bacio alla futura mamma raccogliendone l’invito a tornare con calma, «che qui mi metti ansia». Poi via per attraversare la città e rispondere presente alla chiamata di Spalletti: allenamento tra mille pensieri, qualche confessione ai fedelissimi su ciò che sarebbe successo di lì a poche ore. Una doccia e ancora via, prima delle 13, per tornare in via Bertoloni. Il pranzo veloce con un amico al ristorante Il Caminetto, su viale Parioli, a poche centinaia di metri dalla clinica, per sciogliere la tensione accumulata durante la mattinata e soddisfare la richiesta di Ilary. Ma a restare lontano Francesco non ce la fa, quindi pochi istanti prima delle 14 i telefonini immortalano il suo suv nero che varca i cancelli della clinica blindatissima, andando a nascondersi nel garage. Lo braccano due cronisti, lui riesce a dribblarli con l’aiuto della security: «Se provate a entrare vi denuncio». Francesco sale in ascensore al sesto piano dove Ilary lo aspetta in sala parto, col ginecologo Filippo Peciolla, lo stesso che ha seguito il parto delle signore Aquilani, Manolas e Castan. Col passare delle ore ai Parioli iniziano ad arrivare amici e parenti, portandosi dietro zaini con camicie da allattamento e body di lana per la piccola, mentre all’esterno si moltiplicano gli obiettivi dei fotografi. Qualcuno avvista persino papà Enzo Totti, ambasciatore mondiale della pizza bianca con cui ha saziato negli anni centinaia di calciatori a Trigoria, impegnato a trasportare un grande fiocco rosa, «no forse azzurro», «anzi no, sono sicuro, era rosa». Ufficialmente però le uniche presenze registrate sono quelle delle nonne: Fiorella Totti e Daniela Blasi, a tenere compagnia ai fratellini della nascitura, Cristian di 11 anni e Chanel di 9. I familiari di Francesco e Ilary assediano il bar, mentre l’epidurale prepara la mamma più famosa di Roma a dare alla luce Isabel. Ci vuole un po’, poi alle 19.15 il primo vagito.
Come per un segno del destino, esattamente 14 anni dopo il primo gesto pubblico d’amore di Totti a Ilary: era il 10 marzo del 2002 quando il capitano della Roma ufficializzò quel legame nato da pochissimo festeggiando il quinto gol in un derby vinto 5-1 con la famosa t-shirt “6 Unica”, mostrata e dedicata alla (futura) moglie in tribuna. E altrettanto singolare è che, nonostante la distanza d’età, Isabel sia nata con Spalletti allenatore della Roma, proprio come era successo ai suoi fratellini. Per il ginecologo «Assomiglia a Chanel e a Francesco. Lui ha assistito al parto e fino alla fine non capiva se fosse maschio o femmina perché il cordone ombelicale che non lo faceva vedere. Il nome? pensavano a Gioia o Linda”. Alle 20.20 il comunicato annuncia quello che tutta Roma ormai sa già: “La bellissima bambina gode di ottima salute, mamma e papà sono emozionati e felicissimi”. Per un giorno almeno, il futuro può attendere.