La Gazzetta dello Sport (D. Stoppini) – Lavoro, recupero, iniezioni di autostima e quello che in gergo aziendale si chiama teambuilding , ovvero fare gruppo, anche lontano da Appiano. La stagione dell’Inter è cambiata due volte: la prima il 5 febbraio, la seconda il 19 aprile. In mezzo, in quei 73 giorni tra i due derby di Milano, il protagonista è stato soprattutto Simone Inzaghi. Lui, insieme ai giocatori, ma ancor più dei giocatori. E allora tanto vale prenderci gusto: davanti gli occhi ecco un altro derby, stavolta tutto personale, contro la Roma.
Banale e sbagliato ridurre tutto alla vittoria di Torino contro la Juve per identificare la svolta dell’Inter. Il successo con il Milan di martedì ha certificato una rinascita ottenuta in tre chiavi. La prima è stata psicologica. Inzaghi ha saputo convincere i suoi giocatori, anche nel momento più complicato, che la vittoria del campionato fosse sempre a portata di mano: le rivali non scappavano in classifica e l’Inter ha sempre avuto l’opportunità di vincere le sue partite, anche quando non ci riusciva. E così i giocatori si sono compattati. Un piccolo retroscena va raccontato.
Un paio di cene di squadra, di quelle lontano dai riflettori, hanno aiutato lo spirito di gruppo: teambuilding, appunto, nessun telefono a immortalare la tavolata, solo voglia di stare insieme. Il più attivo nell’organizzazione è stato Handanovic, e non solo perché capitano. La seconda chiave? I singoli di nuovo al top. Almeno tre big sono tornati ai livelli di inizio stagione: Bastoni, Lautaro e sopratutto Barella. Il motivo è in un lavoro fisico tornato possibile dentro un calendario finalmente “normale”, dopo la vittoria con la Juventus. Così i parametri individuali sono tornati eccellenti. La terza chiave trovata da Inzaghi è stata tattica. Chi lo conosce bene descrive Inzaghi come uno degli allenatori più preparati nel saper trovare le posizioni giuste ai propri calciatori. Ora va finito il lavoro.
Da oggi al 22 maggio, un mese esatto alla fine della stagione, all’inseguimento del Tripletino. Domani l’esame più complicato, almeno in termini di calendario. Non è solo la partita di José Mourinho, questa. Quello è solo un modo di dipingere una gara che per l’allenatore dell’Inter non sarà mai normale. È un altro derby, per Simone: lui, una vita alla Lazio, contro la Roma. Contro una squadra con cui ha sia vinto sia perso, nelle stracittadine.
Inzaghi si aspetta una Roma diversa da quella dell’andata, una gara che dominò dall’inizio alla fine, forse l’Inter più bella vista in stagione. A febbraio è arrivato anche il successo in Coppa Italia: il match di domani vale un tris da calare contro un pokerista come Mourinho. E vorrebbe dire preparare nel migliore dei modi la gara di Bologna, quella del possibile sorpasso.