La Gazzetta dello Sport (F.Bianchi) – La notte si ritinge di bianco e celeste, la notte è della Lazio e del suo «capitano, o capitano». Simone Inzaghi veste i panni del diabolico stratega, imbriglia la Roma e la mette k.o. La Lazio non vinceva un derby da quasi 4 anni e l’ultimo, guarda un po’, è stato la finale di Coppa Italia e di sera. Oddio, era maggio e si giocava alle 18 , ma poi di derby la sera non se ne sono più visti. Alla Lazio piace la notte e la Coppa Italia. Con le grandi in campionato non cava un ragno dal buco, in coppa dopo aver fatto fuori l’Inter ha messo una buona ipoteca per eliminare i giallorossi. Un 2-0 secco, stra-meritato, che non chiude affatto il discorso ma che rilancia una squadra che galleggia tra il buono e l’ottimo, senza decidersi. Questa vittoria vale triplo, ma non per Spalletti, che stavolta deve inchinarsi al giovane collega.
TATTICA E DUELLI – È stata una vittoria totale: nei duelli personali e nella tattica. Immobile batte Dzeko e già raggiunge il miglior Klose nei gol stagionali alla Lazio (16). Facile prevedere che lo supererà e attaccherà Rocchi (19), cannoniere dell’era Lotito. Milinkovic batte super ninja Nainggolan nella sfida dei «falsi» trequartisti. Anderson (decimo assist tra tutte le competizioni, record condiviso con Callejon) batte Salah nel duello degli incursori. Ma il vero vincitore è Inzaghi. All’insegna del realismo, senza Radu e Lulic squalificati, ha disposto una Lazio a specchio della Roma, ma più chiusa, con due uomini dietro alla punta e due laterali dinamici, Basta e Lukaku, in grado di ostruire le fasce. La Roma si è adagiata sulle intenzioni della rivale, mettendoci poco ritmo e poche idee a centrocampo. Il poderoso possesso palla della banda Spalletti si è fatto via via più sterile, perché Peres ed Emerson non riuscivano a trovare le vie per l’affondo e in mezzo Nainggolan era l’osservato speciale di Biglia e Parolo, con Bastos in seconda battuta. Col Ninja costretto a retrocedere per avere palloni giocabili e Salah in giornata apatica, Dzeko restava solo a lottare con un sontuoso De Vrij. La Lazio invece aveva buon gioco nelle ripartenze con Immobile che metteva in seria difficoltà Fazio e Milinkovic sempre pronto all’inserimento. Come nell’azione del gol, quando il serbo ha lanciato Anderson, che ha bruciato Fazio, e poi è andato a raccogliere il passaggio di ritorno anticipando Strootman. Un vantaggio meritato, perché Alisson si era già prodotto in due buoni interventi su Immobile e MIlinkovic. La reazione della Roma è stata debole: in un quarto d’ora ha prodotto solo una zuccata di Dzeko alta di poco. Il secondo round non ha cambiato il corso della sfida. Anzi. La Roma ha intensificato il possesso palla, ma non l’andamento, troppo lento per impensierire una squadra disposta benissimo. A parte un palo esterno di Salah su bel lancio di Nainggolan, per mezzora Dzeko e compagnia hanno sbattuto contro la difesa. Spalletti ha provato prima a inserire Perotti per un Paredes che non è mai riuscito a prendersi il centrocampo e ha arretrato il Ninja. Poi ha cambiato Salah con El Shaarawy. L’argentino ha dato un po’ di vivacità, l’italo egiziano invece si è perso nella giungla laziale. Inzaghi ha vinto anche con il cambio pedina: dentro Keita per Anderson e assist del senegalese per il raddoppio di un Immobile tarantolato, che anche prima aveva segnato un gran gol ma in fuorigioco. Dopo il 2-0, Strakosha ha mostrato i suoi riflessi su un tiro di Emerson deviato da Dzeko. E poi è tornato a riposare. La mossa Totti nel finale non ha sortito alcun effetto.
SEGNI DEL PASSATO – Non c’è dubbio che la sonante e faticosa vittoria sull’Inter abbia pesato sui muscoli dei giocatori di Spalletti, la Lazio era di sicuro più fresca. Ma era anche più convinta, più cattiva, più vogliosa di rompere la dittatura dei rivali nei derby (5 vittorie e due pareggi dopo la finale di Coppa Italia del 2013). La Lazio ha vinto con la voglia e con le idee di Inzaghi. Milinkovic dietro Immobile, ma anche uomo a tutto campo, è stata la mossa decisiva. Subito dietro, la scelta di Lukaku che non si è limitato a oscurare Peres ma ha anche spinto come un forsennato sulla fascia, tanto da chiedere la sostituzione nel finale per l’esaurimento della benzina. Non è proprio una sorpresa: Inzaghi sa come imbrigliare la Roma. Fino alla stupidaggine di Wallace, aveva giocato alla pari anche nel derby d’andata di campionato. Ora tocca a Spalletti trovare le contromosse.