Corriere dello Sport (I. Zazzaroni) – Quanti protagonisti di Milan-Roma (non riesco a chiamarlo derby, soprattutto dopo quello genuino di sabato scorso) avrebbero giocato martedì sera al Bernabeu? Azzardo Maignan e Tomori. Tra Leao e Vinicius continuo a preferire il brasiliano; forse anche Theo per Mendy. Della Roma, nessuno. Non è giusto – e fa pure male – confrontare il massimo col medio-alto: più opportuno, semmai, evidenziare gli sforzi di chi quel massimo l’ha perduto, noi, e prova in qualche modo a inseguirlo.

Per migliorare dovremmo correggere il nostro spirito di adattamento. Non troppo tempo fa, quando eravamo ricchi, vincenti e famosi, festeggiavamo solo lo scudetto, le coppe vinte (e la salvezza). Poi siamo passati al secondo, terzo e quarto posto che aprivano alla Champions garantendo sei partite di livello e ricavi supplementari. Milan-Roma non è Real-City e per molto tempo non potrà esserlo: chi fa calcio da noi, chi lo produce, dovrebbe capire che il futuro passa attraverso l’assorbimento di certi paragoni.