Il viso abbronzato, la mascella serrata, le lunghissime pause, lo sguardo sornione mentre osserva le geometrie dei suoi ragazzi sul prato verde o i loro salti sui gradoni degli spalti. Zdenek Zeman è sempre lo stesso. Il suo Pescara – 86 gol all’attivo, secondo posto in campionato – sente aria di serie A (…) Al Poggio degli Ulivi, l’impianto a pochi chilometri dalla città dove la squadra si allena, sembra di essere al parco giochi: corsa, velocità, pressing, verticalizzazioni e un modulo che è quasi un credo per il tecnico boemo: il 4-3-3. (…) Ecco uno stralcio dell’intervista concessa dall’ex allenatore della Roma al quotidiano La Repubblica:
Si è appena concluso un campionato di serie A con gli stadi spesso semivuoti. Qui a Pescara, all’Adriatico, è invece caccia al biglietto. Merito più del bel gioco o dei risultati ottenuti quest’anno?
“Certo i risultati aiutano a far venire la gente. Ma penso che il pubblico in generale apprezzi il bel calcio e le mie squadre, sia quando vincono che quando perdono, cercano di far vedere uno spettacolo ai tifosi”.
Come spiegherebbe, a chi magari si intende poco di pallone, il 4-3-3?
“La disposizione sul campo è per me una questione geometrica, di distanze giuste e di triangoli uguali. Ma tutti i moduli sono perfetti se vengono eseguiti bene. Io conosco questo, magari negli anni ho cambiato qualcosa, comunque sono contento del mix ottenuto”.
C’è un giovane di 19 anni cresciuto nel Pescara, Marco Verratti, che è stato chiamato in nazionale con Prandelli. Che consiglio gli ha dato?
“Ha talento, ma è anche un bravissimo ragazzo. Io vorrei che rimanesse per sempre come è oggi. Magari andando in nazionale, o in un grande club, potrebbe cambiare. Beh, questo mi dispiacerebbe”.
Com’è cambiato il lavoro di un allenatore in questi anni? I suoi colleghi, da Guardiola a Guidolin a Luis Enrique, parlano di stress e di stanchezza.
“E’ un problema che non mi riguarda. A me interessa solo il divertimento, anche se poi in campo qualche volta ti arrabbi. Magari posso capire Guardiola, perché lì effettivamente si giocano ottanta partite all’anno”.
Che peso hanno avuto i soldi nella sua vita professionale?
“Ne ho guadagnati tanti anch’io. Per ora non mi servono. Spero possano essere utili ai miei figli”.
Mentre tutti discutono della terza stella juventina, lei ha detto che i veri scudetti bianconeri sono al massimo 22-23. Non finirà mai questa contrapposizione con la Juventus? E pensa che abbia danneggiato la sua carriera?
“Mi ha danneggiato tanto. Vedo che la Juve mette la terza stella senza chiedere il permesso a nessuno, ma se qualcuno pensa che Calciopoli sia nata nel 2005 e morta nel 2006 si sbaglia di grosso”.
Pensa di aver ottenuto meno di quanto meritava?
“Io penso di aver avuto squadre – la Lazio e la Roma – che giocavano da primo posto ma che non hanno ottenuto il primo posto”.
Il prossimo anno cambierà panchina? Si parla di un corteggiamento da parte della Fiorentina.
“Ci restano due partite per la promozione, il resto sono chiacchiere. A fine campionato, se ci saranno cose concrete, ne riparleremo”.
Il Pescara ha avuto un deferimento per responsabilità oggettiva. Da paladino del calcio pulito, si sente imbarazzato?
“Questo riguarda il campionato dello scorso anno, in cui io non c’ero. Comunque, leggendo le carte, ho capito che il deferimento è stato per omessa denuncia. Io in passato ho fatto due denunce di cui non si è saputo più niente. Viene da domandarsi perché farle, se poi finiscono nel cestino”.
L’anti-politica le fa paura?
“I politici dovrebbero fare le cose per i cittadini e non per i loro interessi. Se questo non succede, è normale che la gente si arrabbi. Spero solo che questa rabbia trovi una via per migliorare le condizioni del Paese”.
Guardando indietro, la più grossa soddisfazione della sua carriera?
“Quando perdevo le partite e il pubblico applaudiva la mia squadra. E poi i tanti giovani arrivati in nazionale”.
E il rimpianto?
“Non aver mai allenato una grande squadra, con un club più strutturato. Beh, penso sia una cosa diversa”.
Repubblica.it – Tiziana Testa