Heinze: “Non mi sento un leader. Per Totti carriera fantastica. Ferguson modello di vita. Con Enrique lavoro impressionante”

Sulla pagina ufficiale di Facebook l’AS Roma è stata pubblicata un’anticipazione dell’intervista al difensore della Roma, Gabriel Heinze,  che andrà in onda in versione integrale questa sera, alle 19:30 su Roma Channel. Le dichiarazioni dell’argentino verranno poi riproposte in una replica sullo stesso canale tematico alle 21.

Ecco le sue dichiarazioni al canale tematico giallorosso: “Come reputo la mia carriera? Sarò grato a Ferguson che mi ha accolto a Manchester e mi ha fatto crescere come persona e calciatore e mi ha permesso di fare esperienza che a quell’età ancora non avevo. E’ un’orgoglio vestire quella maglia, come per ogni giocatore. Ho vestito con orgoglio tutte le maglie. Ribadisco la mia gratitudine a Ferguson che mi ha segnato e che ho sempre preso d’esempio. Con i tifosi poi avevo un rapporto speciale: il pubblico in Inghilterra non inneggiava il mio nome ma diceva “argentino argentino”, era la prima volta che gli inglesi inneggiavano l’Argentina, per tutti i precedenti. Mentre ricordo questo mi viene la pelle d’oca nel ricordare il pubblico, sentìì in quel momento di dovergli dare il massimo perchè mi stavano dando tutto quell’affetto. I tifosi mi hanno trattato bene in tutti gli anni che sono stato a Manchester.” Il difensore poi quasi si commuove ripensando ad un episodio speciale: “Sono stato anche “capitano” per due partite, fatico a descrivere quel momento, ho ricevuto la fascia per la prima volta da Ferguson e gli chiesi il perché e mi fu detto che me lo meritavo e rimasi senza parole, sia per il valore del club che per i passati capitani. E’ un bellissimo ricordo che conserverò sempre, è indelebile. Oggi mi capita di riguardare la foto con la fascia al braccio e quasi  non ci credo.” In seguito Heinze prova a descrivere il suo ruolo all’interno della rosa giallorossa:  “E’ fondamentale avere uno spogliatoio con giovani e veterani, per i più anziani è un dovere dare consigli ai ragazzi ma a loro spetta poi valutare se recepire questi consigli. Alla Roma ci sono molti esperti che possono essere dei modelli. Nella mia carriera ho ricevuto molti consigli con fatti concreti, anche perché spesso la lingua era un problema.” Ed aggiunge: “Dagli avvertimenti ho imparato molto. Il tempo dirà se ho aiutato il club a crescere. Metto cuore e impegno, poi il tempo giudicherà.” Il calciatore tuttavia afferma di non sentirsi un “senatore”: “Non mi considero un leader. Quello che vedono i tifosi non è altro che il mio modo di essere. Credo sia fondamentale, in un gruppo nuovo come il nostro, conoscersi bene e remare tutti nella stessa direzione: per vincere è necessario essere uniti. A me, in particolar modo, piace scherzare e parlare con i compagni. Non lo faccio sempre però… altrimenti il mister si arrabbia!”. Lo spirito di squadra però non è tutto…: “E’ importante parlare la stessa lingua, ma nel calcio a certi livelli ci sono parole che i calciatori ormai conoscono, il problema della lingua è una barriera che si supera. La differenza la può fare il fatto di aver già giocato con un calciatore, nel mio caso ho giocato in nazionale con Burdisso, ma per giocare un’ottima partita non conta parlare la stessa lingua.” Poi una precisazione in merito all’interessamento della Lazio nella scorsa finestra di mercato: “Non ho rifiutato la Lazio. Personalmente non ho avuto nessun contatto con loro. Nel momento in cui ho capito quanto fosse concreta la possibilità di giocare nella Roma ho deciso di venire a tutti i costi. E con presupposti come questi le trattative sono state molto semplici”. Heinze era in campo la sera del famoso 7 a 1 del Manchester United alla Roma e prova a descrivere quella partita: “Io ero molto contento, sono sincero. Giocavo con il “red devils” ed ero contento. Avevamo eliminato una grande squadra, all’Olimpico avevamo perso 2 a 1 e siamo stati strigliati da Ferguson. La Roma ebbe le prime due occasioni, ma poi abbiamo dominato. In allenamento con la Roma c’è stata qualche battuta, ma niente di più.” Successivamente “el gringo” racconta dell’esperienza al Real Madrid e parla di Cristiano Ronaldo: “Cristiano Ronaldo lo conosco dai tempi del Machester utd. Il Real Madrid mi ha dato molto come professionista visto che è uno dei club più importanti, ma ci potrebbero essere lati negativi che possono condizionarti pesantemente. E’ un onore indossare quella maglia, per la storia del club e per gli argentini di quel club come Alfredo di Stefano. Cristiano Ronaldo preciso che la sua uimmagine privata è diversa dalla pubblica, ci ho vissuto molte esperienze anche personali. E’ un onore aver giocato con Ronaldo e Messi in nazionale, insieme a Maradona. E’ un onore anche fargli un solo passaggio, sono mostri del calcio. Ringrazio il calcio di avermi dato tutte queste possibilità.” Poi passa a parlare di Maradona: “Maradona è un grande, il più grande. Per me non ci sarà mai uno come lui. Mi ha fatto piangere davanti alla tv, ricordo un paese che scese in strada, le lacrime di mio padre e tutte queste emozioni me le ha fatte vivere lui. Poi ho avuto il privilegio di averlo come allenatore, con un rapporto diverso per il rispetto dei ruoli ma trattava tutti con semplicità. Con la Nigeria volevo vincere e il mio gol fu decisivo, ma tutto è stato speciale, il rapporto nel suo complesso. Come calciatore e come persona è indiscutibile che Maradona sia il più grande di tutti.” Infine rilascia un commento su Totti: “Francesco Totti ha avuto una carriera impressionante come Giggs al Manchester. Giggs è un esempio e dà al club come Totti dà alla Roma. Per il mondo se dici Roma ti diranno Totti, è come il papa. E’ una bandiera come Giggs per il Manchester. Ferguson ha fatto il paragone tra loro e ha più titoli di me per fare questi paragoni. Io dico che Giggs e Totti sono due esempi da ammirare.” Su di lui: “Io vengo chiamato il Gringo, ma perchè sono nato in un piccolo paese dell’interno dell’argentina e perchè sono biondo. In nazionale la prima volta ero biondo, il più giovane ero intimorito e mi hanno dato questo soprannome. Sono importanti i difensori di qualità, come Juan e Burdisso, per prendere le redini della difesa. Sono tutti in nazionale e possono giocare tutti molto bene”. Su Luis Enrique: “Il lavoro che stiamo facendo è impressionante, mi piacciono le persone sicure delle proprie idee, così trasmettono fiducia. Ha voglia e fame di vittorie ed è molto importante per un professionista. Con il mister ci ho giocato contro da calciatore ed è un calciatore fantastico, ma anche un allenatore grandioso. Ogni allenatore vede il calcio in modo diverso, ne ho avuti di eccezzionali e non, ma i calciatori fanno la differenza e spero che possiamo rendere ancora più grande questo allenatore.”

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