La Gazzetta dello Sport (M. Cecchini) – Non immaginateli come Johnny Depp di «Donnie Brasco» o Leonardo Di Caprio di «The Departed», ma il calcio italiano è messo così male da aver bisogno anche di loro. Parliamo di «infiltrati», cioè di membri delle forze dell’ordine che si introducono nelle curve italiane per fare opera di prevenzione immediata o, ancor più, attività di «intelligence» per cercare di evitare fenomeni come quelli del teppismo da stadio. TORINO E MILANO Due giorni fa un paio di loro sono entrati addirittura in azione anche durante il derby di Torino, fermando un paio di tifosi violenti (uno voleva lanciare un seggiolino e un altro un petardo), ma in genere il loro «modus operandi» è più discreto. Nel capoluogo piemontese ne sono in servizio circa una decina, come tutti di età compresa fra i venti e i trent’anni e con alle spalle un solido «training » specifico per operare in un ambiente del genere. Logico che chi lavora su una squadra, non possa essere operativo anche sull’altra. L’importante, però, è che tengano sotto controllo personaggi a volte anche pericolosi. Anche a Milano sono entrati in azione a volte degli «infiltrati». Al momento però, il Viminale racconta come le due tifoserie non offrano elementi di particolare pericolosità. Una tiepidità dovuta anche all’andamento delle squadre. ROMA E NAPOLI Questo tipo di metodologia di prevenzione da parte delle forze dell’ordine è destinato ad aumentare, perché i frutti – a livello di informazioni – sono notevoli. Una delle frontiere è quella di Bergamo, dove gli ultrà spesso hanno creato notevoli problemi, ma è logico che il principale obiettivo sarebbe muoversi verso Sud. Chiariamo: dal ministero dell’Interno si racconta come la tipologia dell’ultrà violento non sia particolarmente preoccupante come individuo singolo. Insomma, pare più un disadattato pericoloso solo in gruppo che un criminale vero e proprio. Detto questo, le curve romane e napoletane sono di più difficile infiltrazione. Soprattutto quest’ultima, perché qui il livello di pericolosità cresce in modo esponenziale per l’inquinamento che esiste a causa della camorra. E allora si torna al punto di partenza, ovvero la richiesta, da parte della task force per l’ordine pubblico, di cominciare a tappe forzate una vera frammentazione delle curve. Questo consentirebbe non solo una più facile identificazione dei teppisti, ma anche l’utilizzo di agenti «sotto copertura» che possano raccontare tutto quello che succede nelle curve italiane. Certo, non sarà un mondo pericoloso come quello dei film sulla mafia americana, ma sarebbe un errore sottovalutarlo troppo.
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