Il cerchio si stringe dopo le accuse a Valcke Indagato pure il boss

Jerome-Valcke

La Gazzetta dello Sport (M. Iaria) – Un accerchiamento. Inesorabile, chirurgico, letale. Se Blatter, così baldanzoso nel venerdì della rielezione, è apparso scurissimo in volto ieri pomeriggio ad annunciare in mondovisione le sue dimissioni, un motivo ci sarà. E va rintracciato Oltreoceano, dove non a caso il New York Times nella nottata precedente aveva svelato il coinvolgimento diretto del numero 2 Jerome Valcke. E dove non a caso il network Abc, qualche ora dopo l’annuncio da Zurigo, ha rilanciato: Blatter è sotto indagine da parte dell’Fbi e della magistratura statunitense nell’ambito dell’inchiesta sulle mazzette del calcio mondiale. Eccolo, il cerchio che si chiude. Gli arresti di 7 dirigenti Fifa (e altri 7 indagati), una settimana fa, hanno prodotto un effetto a valanga. Come spiega una fonte alla stessa Abc, «ora che quelle persone vorranno salvare se stesse, ci sarà probabilmente la corsa a scaricare Blatter. Noi forse non saremo in grado di far collassare l’intera organizzazione, ma forse non ce ne sarà bisogno».

LETTERA GALEOTTA Il pressing degli Stati Uniti si è fatto sempre più feroce. L’avevano promesso gli inquirenti e stelle e strisce nel giorno della retata: «Siamo solo all’inizio». A 48 ore dal voto avevano sconvolto il Congresso srotolando una serie di 47 capi d’accusa tra cui corruzione, riciclaggio ed estorsione, perpetrati per 24 anni: in manette, tra gli altri, due vice presidenti Fifa, Jeffrey Webb ed Eugenio Figueredo. Non poteva finire lì, non potevano non sapere i chiacchierati vertici che hanno trasformato l’organismo di Zurigo in un bancomat, con un miliardo di dollari distribuiti nell’ultimo quadriennio alla “famiglia” del calcio mondiale, in nome del consenso. Qui, però, parliamo di tangenti bell’e buone. Come quei dieci milioni di dollari trasferiti dai conti Fifa a quelli di Jack Warner, ex presidente della Concacaf (confederazione del nord e centro America). Soldi, in realtà, del Sudafrica che – secondo l’accusa – erano il corrispettivo per i voti di Warner, del suo vice Blazer e di un terzo soggetto a favore del Mondiale sudafricano 2010. La Fifa, arrampicandosi sugli specchi, si è difesa così: «Nel 2007 il governo sudafricano ha deciso di investire 10 milioni di dollari nel “Diaspora Legacy Programme” e alla Fifa fu richiesto di prendere questi 10 milioni dal bilancio del comitato organizzatore dei Mondiali sudafricani e di destinarli ai Caraibi per un progetto finalizzato allo sviluppo del calcio». Ma due dei pagamenti sott’accusa sono stati effettuati prima della richiesta per quel fantomatico progetto: il 2 gennaio 2008 e il 31 gennaio 2008. La lettera, invece, è del 4 marzo 2008. Si tratta della missiva inviata dal presidente della federcalcio sudafricana Molefi Oliphant al segretario generale della Fifa Jerome Valcke, in cui si specificava che il famigerato progetto «doveva essere gestito e attuato direttamente dal presidente della Concacaf (appunto Warner, ndr) che avrebbe dovuto agire come fiduciario». È la pistola fumante che certifica il coinvolgimento del braccio destro di Blatter, checché ne dica la Fifa. E secondo il New York Times Valcke non si sarebbe limitato a quello ma avrebbe pure autorizzato il trasferimento dei 10 milioni di dollari. GLI

ALTRI FRONTI I guai per la Fifa non arrivano solo dagli Usa. Anche in Svizzera stanno indagando, in particolare sull’assegnazione del Mondiale 2018 alla Russia e di quello 2022 al Qatar. E in Brasile è sotto inchiesta Ricardo Teixeira, ex presidente della federcalcio locale e del comitato organizzatore del Mondiale 2014, accusato di riciclaggio, evasione fiscale, falsificazione di documenti pubblici e falso ideologico. L’input è partito dalla movimentazione di 147 milioni di dollari su vari conti bancari, tra il 2009 e il 2012. Altro personaggio chiacchierato, Teixeira. Si dimise nel 2012: ufficialmente per motivi di salute, ma qualcuno sussurra per i legami con un’agenzia che commercializzava i diritti della Seleçao

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