Corriere della Sera (L.Valdiserri) – La battutaccia è che Shevchenko, al sorteggio, ha fatto il milanista: Real Madrid alla Juventus e Barcellona alla Roma. Due su due a forte rischio di eliminazione. Colpite e abbattute? La realtà è che ancora una volta la Spagna si è messa di traverso al calcio italiano che rischia di andare in crisi anche con le squadre di club, dopo i problemi a livello di Nazionale. A Kiev, la città che ospiterà la finale di Champions, ci fu la «mattanza» della finale dell’Europeo 2012: 4-0 delle Furie Rosse contro gli azzurri di Prandelli. Nel settembre scorso, per essere più vicini ai giorni nostri, al Santiago Bernabeu è finita 3-0. Lì si è sgretolata la Nazionale di Ventura, che poi è rimasta fuori dai Mondiali di Russia perdendo lo spareggio contro la Svezia. E poi il Real ha battuto 4-1 la Juve nell’ultima finale di Champions, a Cardiff, quando in tanti pensavano che i bianconeri avessero colmato il gap. E l’ultima volta che la Roma è andata al Camp Nou (24 novembre 2015, fase a gironi della Champions) c’è voluto il pallottoliere: 6-1 per i blaugrana.
Come non farsi travolgere dal pessimismo? Pavel Nedved, il dirigente che ha portato la sua grinta dietro la scrivania, dà una chiave di lettura interessante: «Meglio affrontare il Real Madrid in due partite piuttosto che in una secca». La statistica gli dà ragione. Sono 19 i precedenti tra Juve e Real Madrid: otto vittorie bianconere, due pareggi, nove successi spagnoli. Due volte si sono affrontate ai quarti e il bilancio è in parità: nell’edizione 1961/62 passarono gli spagnoli grazie alla vittoria nello spareggio, nel 1995/96 ebbe la meglio la Juve, che poi alzò la Coppa. Il Real ha due vantaggi. Primo: Cristiano Ronaldo ha segnato in tutte le cinque sfide di Champions League contro la Juventus, per un totale di sette reti, e a partire dai quarti di finale della scorsa edizione ha segnato 22 gol in 13 presenze in Champions. Secondo: sta usando la Liga come allenamento, visto che è a -15 dal Barcellona ma a +12 dal quinto posto. Zidane potrà fare scelte molto chiare, mentre Allegri deve continuare a pensare anche al Napoli.
La Roma è di fronte al compito più arduo. È vero che nel girone di qualificazione ha eliminato l’Atletico Madrid (ma perdendo e pareggiando negli scontri diretti) e ha chiuso davanti al Chelsea, però il Barça è di un altro pianeta. Il nuovo gioco voluto da Valverde — che ha sdoganato il 4-4-2 — ha lasciato la forza offensiva e aumentato quella difensiva. Gli unici problemi sono venuti d’estate, dopo la partenza di Neymar per il Psg e la sconfitta contro il Real in Supercoppa spagnola (13 e 16 agosto). Da allora i blaugrana hanno perso solo un’altra volta: in Coppa del Re (0-1 nei quarti contro l’Espanyol) recuperando il risultato al ritorno. Il Barça è primo in Liga, con 8 punti di vantaggio sull’Atletico; è in finale di Coppa del Re, contro il Siviglia; è ai quarti di finale di Champions con la miglior difesa del torneo (2 gol subiti in 8 partite).La Roma ha incontrato il Barcellona in Champions due volte: nel 2001/02 un pareggio (1-1) e una vittoria (3-0), ma tutte e due furono eliminate nella seconda fase che allora si giocava a gironi; nel 2015/16 un pareggio all’Olimpico (1-1 con il gol di Florenzi da centrocampo) e tracollo 1-6 al Camp Nou. Di Francesco ha trovato le parole migliori: «Viviamola con entusiasmo e serenità». La Roma, al contrario della Juve, non è partita per vincere la Champions. Nelle casse giallorosse entreranno 81 milioni di euro e il calcio spagnolo non potrà trasformarli in pesetas. Effetto collaterale: il derby del 15 aprile sarà spostato dalle 18 alle 20.45 su richiesta della Lazio, impegnata a Salisburgo giovedì 12 in Europa League.