Emiliano Impallari, ex calciatore, è stato intervistato dal sito gianlucadimarzio.com. L’argentino ha raccontato la giovinezza calcistica di Diego Perotti, ripercorrendo i suoi primi passi nel mondo dello sport. Queste le sue dichiarazioni:
“Ci siamo conosciuti proprio al Deportivo Morón e Diego arrivava dalle giovanili. Non aveva ancora la macchina e veniva al campo sempre con qualcuno, spesso col nostro ex compagno Felix Benito. Ai giovani alle prime esperienze con la Primera in Argentina siamo abituati a fare un sacco di scherzi. E toccò anche a lui. Ricordo che lo prendevamo in giro per un osso sporgente che si vedeva in mezzo al petto per quanto era magro. Poi si rideva e scherzava sempre, eravamo un bel gruppo. Spesso andavamo a mangiare l’asado insieme, a volte lo cucinavamo anche al campo. Grigliare l’asado però toccava ai più ‘vecchi’, Diego mangiava e basta! Giocavamo nella terza serie argentina e quell’anno perdemmo l’ultima partita se no avremmo vinto il campionato“.
Sugli inizi di Perotti…
Quanti calcioni, povero Diego! Purtroppo è così, se sei giovane e non fai mai vedere il pallone ai difensori un po’ più esperti, è impossibile aspettarsi troppi complimenti. Non riuscivano mai a fermarlo. Appunto, per farlo, dovevano atterrarlo. Quanto si arrabbiava Diego! Alla fine di ogni allenamento aveva sempre la borsa del ghiaccio… Era già fortissimo e si vedeva subito che sarebbe potuto arrivare davvero in alto. Fin dai primi allenamenti si è sempre impegnato tantissimo lavorando giorno dopo giorno per migliorare. Anche quando non giocava perché era ancora giovanissimo, continuava ad allenarsi con la stessa intensità. Era un gran professionista. Si è guadagnato tutto ciò che ha ricevuto”. Eppure non fu sempre semplice imporsi per ‘el monito’ nonostante un talento fuori dal comune. “Aveva il carattere forte di chi voleva sempre migliorare anche se qualche momento un po’ così c’è stato. Ci fu un periodo in cui davvero non giocò molto e ci raccontava che pensava addirittura di lasciare il calcio. Era demoralizzato. Allora noi lo coccolavamo un po’. ‘Dai Diego non ti arrabbiare…’. ‘Sei giovane e forte, continua così’. Per fortuna poi ha cambiato idea. Io poi da attaccante cercavo di dargli i giusti consigli perché vedevo in lui un giocatore vero che poteva dimostrare grandi cose anche in prima squadra e non solo nelle giovanili. Ed infatti quell’anno mi fece anche diversi assist.
Sulla sua esperienza a Roma…
Ormai non ci sentiamo da circa un paio di anni. Sai, ognuno ha la sua vita e la distanza non gioca a nostro favore. Mi piacerebbe però andarlo a trovare a Roma. Ho grandissimi ricordi di Diego: era un bravo ragazzo, ora è diventato un uomo. E un grandissimo giocatore a cui auguro di vincere ancora tanto, sia con la Roma sia con l’Argentina.